Giga illimitato
‘Bravo, toro’. Il palcoscenico è quello di Perugia, a pronunciare quelle due, significative parole è Tommy Fabbiano, uno che di lotta e tenacia se ne intende. L’investitura del pugliese, al momento della ‘stretta di racchetta’, è per Matteo Gigante. Classe 2002, mancino dal tennis brillante, capace di accelerare con entrambi i colpi ma anche di variare ritmo col back e dotato di una buona mano a rete: per molti è stata la sorpresa più piacevole del post lockdown, ma il capitolino si era già messo in evidenza nell’esordio Challenger a Bergamo a febbraio (seppur perso contro il più esperto De Greef con tre match point consecutivi al servizio) e ancor prima con la semifinale nel 25k di Pula a ottobre del 2019 con i primi punti in cassaforte per il ranking Atp. Matteo, sorriso contagioso e battuta pronta, aveva iniziato la scorsa stagione addirittura senza classifica junior. Un’ascesa feroce e certificata dall’esplosione nel circuito ZzzQuil di MEF Tennis Events: se agli Assoluti di Todi il giovane romano si era arreso al terzo contro Fabbiano, a Perugia ha dimostrato, con gli interessi, che non si era trattato assolutamente di un caso. “Dopo un periodo così difficile non mi aspettavo di ottenere risultati del genere. Sono più consapevole dei miei mezzi e so di potermela giocare con un po’ più di persone rispetto a prima – racconta – Dopo il match tie-break di Todi ero felice di poter affrontare di nuovo Fabbiano: è anche una bravissima persona, si è complimentato e mi ha augurato il meglio per il resto della settimana”. Il torneo di Gigante si è fermato in semifinale contro Galovic ma il bilancio non può che essere ampiamente positivo: “Per me era un mondo nuovo, mi è piaciuto stare in questo ambiente. Mi ha colpito Sonego, nonostante fosse il favorito sia a Perugia che a Todi si è allenato sempre con grinta e non mollava alcun punto”.
L’amore con il tennis è sbocciato dopo aver visto giocare due dei suoi cugini, poi i 14 anni passati con il maestro Alessandro Galli e l’ingresso alla Rome Tennis Academy nel 2018. Ora Matteo è seguito da Stefano Cobolli, papà del suo grande amico e coetaneo Flavio: “Lo conosco dagli under 6, all’inizio non è stato facile perché avevo paura di intromettermi nel rapporto padre-figlio ma lui mi ha aiutato davvero tanto. Stefano ci allena allo stesso modo, dall’esterno nessuno noterebbe che uno dei due è suo figlio: è un qualcosa che mi fa molto piacere, siamo un bellissimo trio anche fuori dal campo”. Se nel tennis i giovanissimi capitolini parlano la stessa lingua, non può dirsi lo stesso per i gusti calcistici: il cuore di Gigante è bianconero, quello di Flavio è giallorosso. “A gennaio, in Australia, ci siamo svegliati alle cinque del mattino per guardare Roma-Juventus. Dopo dieci minuti vincevamo 2-0, gli ho detto di spegnere e andare a dormire. E lo ha fatto – svela con un sorriso – Sono state tante volte allo Stadium a Torino, ma la partita più bella è stata sicuramente quella contro l’Atletico Madrid: è stato un regalo di Massimiliano Meschini dopo una mia vittoria in Algeria, ribaltammo lo 0-2 dell’andata con un 3-0. Ho anche giocato a calcio per qualche mese, sono stato capocannoniere di un torneo a 9 anni ma l’ambiente esterno, il contorno con genitori accaniti anche in partite tra bambini, non mi piaceva affatto”. Meglio, di gran lunga, l’atmosfera di uno Slam assaggiata a gennaio per la prima volta in carriera grazie alla partecipazione agli Australian Open Junior. “Senza dubbio l’esperienza più bella della mia vita, è stato incredibile avere i big vicino in allenamento e negli spogliatoi – ricorda – Ho visto alcuni incontri di Kyrgios: lo stadio era una bolgia. Mi piace guardare i match di Nick, così come quelli di Paire, Monfils e Nadal: secondo me Rafa è il più forte di tutti, ma mi diverto molto anche con gli altri tre ‘entertainer’”. Nel 2020 di Matteo, comunque, non tutto è filato liscio: “Non ero abituato a giocare così tanto, a tutte queste trasferte. A me piace viaggiare, visitare nuovi posti e conoscere nuove culture. Nonostante ciò, avevo bisogno di svuotare la testa: nel mio caso il lockdown è stato utilissimo, ora non ho più alcun dubbio e sono tornato più carico che mai”. Dalle partite durante la quarantena al campo condominiale sino al ritorno agli allenamenti alla Rome Tennis Academy, Giga ha cambiato marcia e non si è più fermato sotto ogni aspetto in un’estate intensa. “Il martedì successivo al torneo di Perugia ho sostenuto il colloquio orale per la maturità al liceo scientifico: ho preparato un percorso incentrato sulla natura. Sinceramente, ho avuto solo lunedì per ripassare… Ma ne sono uscito con un 90”. E poi di nuovo in campo nel week-end con i colori del TC Sinalunga per la Serie A1, nemmeno a dirlo un’altra prima volta: “Il mio sogno, come per ogni romano, è giocare al Foro Italico. L’anno scorso sono stato sparring di Basilashvili, colpire su quei campi è un’emozione indescrivibile”. Magari in un futuro non troppo lontano per sfidare sul Centrale qualche altro talento coetaneo: “Sinner non lo conosco, ma sono in ottimi rapporti con tutti gli altri, ad esempio Nardi e Musetti oltre ovviamente a Cobolli. In Australia eravamo in otto, siamo una bella banda… Difficile dire chi sia il più pazzo, va a finire che quello più calmo sono io: non sono un tipo da discoteca ma mi piace stare in compagnia di amici”. Almeno sino al momento di scendere in campo, lì occorre trasformarsi in un ‘toro’.
Valerio Carriero