La sentenza della Cassazione che conferma l'ergastolo per Fausta Bonino giunge come atto finale di un complesso iter giudiziario che ha visto l'ex infermiera protagonista di ben quattro processi. La Bonino è stata accusata di aver somministrato dosi letali di eparina a quattro pazienti, Franca Morganti, Mario Coppola, Angelo Ceccanti e Bruno Carletti, nel periodo tra il 2014 e 2015 presso l'ospedale di Piombino. Da allora, la sua dichiarata innocenza è rimasta invariata, nonostante la pesante condanna.
Il sistema giudiziario ha più volte riesaminato il caso, passando attraverso differenti verdetti e appelli. Nel maggio 2024, la corte d'appello aveva già ribaltato un precedente proscioglimento del 2022, basandosi su evidenze che indicavano la presenza della Bonino durante le morti dei pazienti, nonché il controllo limitato degli accessi al reparto dove questi decessi avvenivano.
Elemento chiave contro la Bonino è stato il fatto che in tutti i casi di decesso, lei fosse presente, così come la limitata entrata di altre persone nel reparto incriminato. Tuttavia, la difesa ha sollevato dubbi sul sistema di controllo degli accessi dell'ospedale, affermando la mancanza di prove definitive che legassero direttamente la Bonino alle morti. Nonostante ciò, l'accusa ha sostenuto che la sua presenza continua nei momenti delle morti e l'uso dell'eparina fossero indizi sufficienti per confermare la colpevolezza.
Dopo la sentenza definitiva, Fausta Bonino si è consegnata spontaneamente alle autorità presso il carcere di Bollate a Milano. Nonostante la durezza della sentenza e le ripetute conferme della sua colpevolezza da parte dei tribunali, l'ex infermiera continua a proclamare la sua innocenza. Il suo caso solleva nuovamente dibattiti sulle modalità di accesso e controllo nelle strutture ospedaliere, e sulla sensibilità dei casi in cui operatori sanitari sono coinvolti in crimini.
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