La domanda era semplice: chi vincerà l’Australian Open 2016? Oggi abbiamo la risposta e, già che ci siamo, ti spiego perché quei due nomi sono arrivati in fondo e come usare quelle lezioni per leggere i prossimi Slam senza farti abbagliare dai rumor del momento. Spoiler? Novak Djokovic e Angelique Kerber hanno fatto saltare il banco in modi molto diversi: lui da favoritissimo, lei da outsider silenziosa. Se vuoi il succo subito, c’è un TL;DR. Se vuoi capire come si costruisce un pronostico solido, resta: ci sono quote, numeri, insidie da evitare e una checklist pratica.
Ecco i punti che chiudono la domanda in poche righe.
Prima di sapere come è andata, serve ricostruire il quadro. Melbourne, gennaio 2016: superficie Plexicushion, condizioni mediamente rapide ma non estreme, caldo che sfianca e partite maschili al meglio dei cinque set. In questo scenario, le gerarchie contavano parecchio, soprattutto tra gli uomini.
Novak Djokovic arrivava da una stagione 2015 stratosferica (dati ATP): 82-6 di bilancio, tre Slam vinti, finale allo US Open, dominio netto nella percentuale combinata di turni di servizio tenuti e turni di risposta strappati. In parole povere: teneva il servizio con regolarità e ti toglieva aria in risposta. Le quote pre-torneo lo vedevano spesso sotto 2.00, con Andy Murray secondo favorito, poi Federer, Wawrinka e Nadal. Non sorprende che abbia vinto.
Tra le donne, i pronostici erano molto più aperti. Serena Williams, reduce da una stagione 2015 da 53-3 (dati WTA), era favorita, con Victoria Azarenka in forte risalita dopo il titolo a Brisbane. Dietro, Halep, Muguruza, Radwanska. Angelique Kerber era un nome “caldo” per addetti ai lavori (pressing in risposta, angoli mancini, disciplina tattica), ma non tra le primissime quote: mediamente la trovavi intorno a 33-50/1 secondo i listini aggregati dei principali bookmaker europei a metà gennaio 2016.
Questa forbice tra uomini (mercato più “giusto”, meno sorprese sui best-of-five) e donne (maggiore volatilità, incroci di tabellone più impattanti) è la prima chiave per leggere quell’edizione e - utile per te - anche le successive.
Disciplina | Teste di serie top | Quote indicative pre-torneo | Risultato | Nota |
---|---|---|---|---|
Singolare maschile | 1) Djokovic, 2) Murray, 3) Federer, 4) Wawrinka, 5) Nadal | Djokovic ~1.6-2.0; Murray ~4-6; Federer ~7-10; Nadal ~10-15 | Campione: Djokovic; Finalista: Murray; SF: Federer; R16: Wawrinka; R128: Nadal | Nadal eliminato da Verdasco al primo turno in 5 set |
Singolare femminile | 1) Serena, 2) Halep, 3) Muguruza, 4) Radwanska, 7) Kerber | Serena ~2.0-2.8; Azarenka ~4-7; Kerber ~33-50 | Campionessa: Kerber; Finalista: Serena; SF: Radwanska | Kerber salvò match point al 1° turno contro Doi |
Fonti: dati ATP/WTA e statistiche del sito ufficiale Australian Open; range quote ricavati da listini pubblici di principali operatori europei (es. William Hill, Bet365, Unibet) rilevati nella settimana di avvio torneo 2016.
Due appunti che il mercato aveva “quasi” colto: Djokovic su Melbourne era (ed è, al 2025) un outlier storico; nel femminile, la forma di Azarenka a inizio stagione era reale ma la sua metà tabellone non era un’autostrada. Chi, come Kerber, aveva una combinazione di condizione fisica, pazienza nei rally e disciplina tattica poteva capitalizzare anche partendo da quote doppie o triple cifre.
Il percorso di Djokovic ha due immagini forti. La prima è la “giornata storta” con Gilles Simon negli ottavi: match a cinque set, 6-3, 6-7(1), 6-4, 4-6, 6-3, con ben 100 errori non forzati. Se cerchi la crepa, è lì. La seconda è la semifinale con Roger Federer: 6-1, 6-2, 3-6, 6-3. Due set iniziali da clinic, con una risposta aggressiva che tolse ritmo allo svizzero e trasformò gli scambi iniziali in terreno pesante per Roger. Djokovic è passato attraverso il “giorno no” restando in campo il tempo necessario, poi ha rialzato il livello quando contava.
La finale contro Andy Murray (6-1, 7-5, 7-6(3)) è stata una sintesi dei loro incroci su hard court australiani: primo set a strappo, poi gestione chirurgica dei punti importanti. Murray ha avuto finestre, soprattutto nel secondo set, ma non è riuscito a convertire con continuità sulle seconde di Djokovic. Le differenze? Due: percentuale di prime (Nole leggermente superiore nei momenti caldi) e ritorni profondi sul rovescio di Andy, che ne hanno eroso la sicurezza negli scambi lunghi.
Lato femminile, la storia è ancora più cinematografica. Angelique Kerber rischia di uscire subito: al primo turno contro Misaki Doi salva un match point. Questo è il classico “punto di rottura” di un torneo: se lo giri, la fiducia decolla. Dai quarti in poi, Kerber alza il volume. Battere Victoria Azarenka 6-3, 7-5 fu la svolta tecnica: Angie non ha cercato il colpo definitivo, ha cambiato ritmo e altezza palla con punture di dritto mancino, togliendo il tempo all’aggressività frontale di Vika.
La finale con Serena Williams (6-4, 3-6, 6-4) è una lezione di gestione errori: Kerber tiene i non forzati su numeri bassi, attacca quando c’è campo, non quando c’è voglia. Le statistiche ufficiali del match raccontano l’equilibrio: Serena ha prodotto una montagna di vincenti ma anche un volume alto di errori; Kerber ha massimizzato la resa colpendo in avanzamento o aprendo l’angolo da sinistra. L’ultima volée lunga di Serena sul match point è un fotogramma: l’americana prova a chiudere, Angie le ha tolto certezze a sufficienza da costringerla al margine.
Due episodi da non dimenticare se vuoi “capire” i tornei: 1) anche il campione dominante può avere il match storto (Djokovic-Simon) e uscirne con gestione emotiva, non solo con i colpi; 2) un tabellone WTA cambia volto se un’outsider ha giornata pulita su punti pesanti (Kerber-Azarenka, Kerber-Serena).
Se sei qui per migliorare i tuoi pronostici, ecco cosa funzionò nel 2016 e cosa continua a funzionare oggi. Non servono algoritmi segreti: servono abitudini buone e occhio sulle variabili che pesano davvero.
Regole rapide che non tradiscono:
Checklist rapida prima di scegliere un vincitore (o anche solo i semifinalisti):
Errori da non ripetere (2016 è il promemoria):
Mini-FAQ (le domande che arrivano sempre dopo):
Q: Quanti titoli ha Djokovic a Melbourne? A: Al 2025, dieci titoli (record). Nel 2016 eguagliò Roy Emerson a quota sei; poi ha allungato.
Q: Chi ha vinto il doppio nel 2016? A: Doppio maschile: Jamie Murray/Bruno Soares. Doppio femminile: Martina Hingis/Sania Mirza. Doppio misto: Elena Vesnina/Bruno Soares.
Q: Quanti punti ranking assegnava il titolo? A: Sia ATP sia WTA assegnano 2000 punti al vincitore di uno Slam (Regolamenti ATP/WTA 2016).
Q: Che superficie c’era nel 2016? A: Plexicushion, condizione medium con rimbalzo abbastanza pulito e caldo che nelle sessioni diurne rendeva il servizio ancora più incisivo.
Q: Perché Nadal uscì al primo turno? A: Fu sorpresa pesante: Fernando Verdasco lo batté in cinque set con una raffica di vincenti di dritto, giornata da “tutto o niente”. Partita ad altissima varianza, ma è anche il segno che a inizio stagione il timing può tradire.
Esempi pratici: come avresti potuto “vedere” Kerber nel 2016 senza una sfera di cristallo?
Micro-decision tree (regola spiccia):
Prossimi passi (a seconda di chi sei):
Se vuoi allenare l’occhio, rivedi tre match del 2016: Djokovic-Simon (ottavi), Djokovic-Federer (semifinale), Kerber-Serena (finale). Sono tre casi di studio su gestione del giorno no, dominio tattico e sfruttamento dei punti pesanti. Non serve vedere tutto: prendi 20 minuti per set-point, palle break, tie-break. È lì che capisci perché ha vinto chi ha vinto.
Nota sulle fonti: i dati citati arrivano da ATP/WTA, dal sito ufficiale dell’Australian Open e da listini pubblici dei principali bookmaker europei nella settimana di esordio del torneo 2016. Se cerchi precisione al decimale su quote e numeri partita, incrocia sempre almeno due fonti primarie per evitare errori di trascrizione.
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