Qualcuno lo ha detto: il cricket non ha fine, il tennis non ha tregua. Metti insieme due sport dall’identità fortissima, e la discussione su quale sia il migliore si accende come una partita sotto il sole di Melbourne. Cricket o tennis, quale scegliere? Se ti aspetti una risposta secca, mi sa che resterai col fiato sospeso: hanno storie opposte, pubblico diverso, un modo tutto loro di scandalizzare e far innamorare. Un pomeriggio d’estate ho visto Chiara attraversare il giardino con una racchetta in mano e per un attimo ho pensato: "Chissà se il tennis le darà le stesse emozioni che a me ha dato il cricket in gioventù". Da qui nasce questa sfida: non di racchetta e palla, ma di fascino, regole e miti.
Il cricket nasce nella campagna inglese, tra pastori che per passare il tempo usavano un bastone e una pallina. Parliamo di XVII secolo, più di trecento anni fa. Oggi, non esiste villaggio in India, Australia, Sudafrica o Regno Unito dove i ragazzi non abbiano tirato almeno una volta una pallina da cricket contro uno scudo improvvisato. Il tennis ha una storia altrettanto lunga, con origini ancora più antiche addirittura nel medioevo francese (jeu de paume), ma la sua versione moderna vede la luce nella Londra vittoriana dell’Ottocento. E da Wimbledon a New York, passando per Roma, oggi è uno show planetario.
Le regole, poi, non c’entrano nulla l’una con l’altra. Il cricket si gioca con due squadre di undici, un campo grande come un parco periferico e match che possono durare fino a cinque giorni (Test Match), ma anche solo tre ore nel formato T20. Un battitore cerca di fare punti (run) colpendo la palla e correndo avanti e indietro, mentre la squadra avversaria cerca di eliminarlo (out) con ogni mezzo tecnico consentito. Il tennis invece è uno sport uno contro uno (o doppio, ma lì la danza è diversa). Court stretto, palla piccola, regole precise: sei tu contro il tuo avversario, game dopo game, senza squadre a coprirti le spalle. Ogni punto conta, e spesso sono pochi colpi a cambiare la partita.
Quando si parla di tempo, be’ qui la differenza è abissale. Una partita di cricket può durare anche otto ore al giorno per vari giorni, e nella versione tradizionale è quasi un rito, con break per il tè e il pranzo come richiede la tradizione inglese. Il tennis invece, anche quando le partite si allungano (ricordi Isner contro Mahut a Wimbledon, durata oltre 11 ore?), rimane in uno schema più "gestibile": match da due a quattro ore al massimo, tranne rari casi epici. Se ti piace l’azione continua, il tennis è più vicino alla lotta corpo a corpo; il cricket invece è una lunga storia che si svela pian piano, tra suspense e calma apparente.
La popolarità? Dati alla mano: il tennis ha centinaia di milioni di praticanti e appassionati ovunque, mentre il cricket è capace di fermare letteralmente intere nazioni: in India la finale dei Mondiali di Cricket 2023 è stata vista da oltre 200 milioni di persone contemporaneamente. Solo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio fanno di più.
Parliamo di corpo e testa. Il tennis ti allena a scattare, saltare, cambiare direzione in un lampo. Dopo un’ora di gioco, ti senti le gambe come marmellata, il cuore a mille, e la soddisfazione di aver dato tutto, da solo contro l’altro. L’allenamento è completo: gambe, braccia, core, riflessi, coordinazione occhi-mano. E la testa? Devi restare lucido, leggere l’avversario, anticiparlo, rispondere, rischiare il colpo e rimanere centrato anche dopo tre doppi falli consecutivi.
Il cricket, invece, è apparentemente più "rilassato" ma nasconde scatti micidiali: i battitori devono essere rapidissimi a scappare tra le due basi, i lanciatori hanno bisogno di forza e precisione, e i fielders (quelli che corrono a recuperare la palla) fanno vere e proprie acrobazie. La partita è fatta di attesa, osservazione, strategia: ogni lancio è diverso, ogni situazione è unica. Se ti piace la riflessione, la strategia, e ti gratifica più la squadra che la gloria personale, il cricket ti conquista senza sforzo.
C’è anche il fattore infortuni: il tennis è "crocevia" di tendiniti, mal di schiena e lesioni a spalle e polsi soprattutto per chi esagera senza preparazione. Nel cricket invece sono i lanciatori i più esposti (spalle, gomiti e anche mal di schiena da urlo), mentre i battitori sono protetti dal caschetto e armatura ma le dita le rischiano eccome.
Vedi quei ragazzi australiani con le mani rovinate? Sono quasi tutti ex giocatori di cricket…
Ma non si tratta solo di fisico. Dal tennis impari la solitudine del guerriero: tu e la tua mente, poco spazio per scuse o nascondigli. Nel cricket si impara la pazienza, il controllo delle emozioni, la capacità di lavorare per il gruppo e affidarsi ai compagni nei momenti decisivi. Non a caso molti coach usano il cricket come scuola di team building: per vincere serve un piano, concentrazione, e saper accettare che non tutto dipende da te.
Curioso poi il rapporto con il pubblico. Nel tennis il pubblico è presente, partecipa ai punti spettacolari, ma c’è silenzio religioso durante lo scambio. Nel cricket invece lo stadio è una festa infinita: trombette, cori, costumi stravaganti e picnic. La partita è quasi una scusa per stare insieme, bere birra e tifare con nuovi amici. Entrambi ti insegnano a competere lealmente, ma lo fanno in modo molto diverso.
I miti del tennis sono nomi che chiunque ha sentito almeno una volta: Federer, Nadal, Djokovic, Serena Williams. Icone di forza, classe, nervi saldi. Li vedi giocare e pensi che un giorno anche tu vuoi volare su una terra rossa o in un campo di cemento contro qualche amico. Nel cricket i miti sono delle vere e proprie leggende nazionali: Sachin Tendulkar in India è considerato una divinità, Sir Don Bradman in Australia viene citato nei libri di scuola, e Viv Richards nelle Indie Occidentali è quasi un simbolo dell’orgoglio caraibico. Sono idoli diversi, parte di storie collettive enormi.
Fra le curiosità, il tennis si è evoluto in modo più "tecnologico": racchette in grafite, palline che cambiano per le diverse superfici, sensori ovunque. Oggi puoi analizzare ogni swing con il cellulare. Nel cricket invece le tradizioni contano ancora, anche se la tecnologia del VAR (la moviola) si è imposta e sono state migliorate le protezioni. Non mancano i gadget: le magliette delle squadre di cricket famose sono vendutissime in Asia, e in India una maglietta firmata di Virat Kohli può costare più di una racchetta professionale!
Un aspetto che pochi considerano è il "valore sociale". In India, Bangladesh, Sri Lanka e Pakistan il cricket è compensazione sociale: chi viene dal nulla e arriva in nazionale diventa un esempio vivente che tutto è possibile. Nel tennis europeo invece emerge chi ha opportunità di formazione fin da piccolo e una famiglia che investe sul sogno (il costo annuale di un giovane promessa è spesso proibitivo). Ma la passione, anche qui, vince sempre.
Un’altra chicca riguarda i rituali: i giocatori di tennis sono famosi per le loro manie, dalle bottigliette d’acqua allineate di Nadal ai “tick” di Djokovic prima del servizio. Nel cricket invece ci sono riti prima dell’ingresso in campo, micro-preghiere e scaramanzie che fanno parte del folklore. Qualcuno giura che cambiare le calze a metà partita porti fortuna.
Se vuoi approcciare uno dei due sport da zero, ecco un paio di consigli (testati da chi li ha provati!):
Cricket e tennis non sono solo sport: sono universi, mondi che vanno oltre la partita. Scegliere quale sia "migliore" è un po’ come decidere tra una lunga chiacchierata e una sfida di battute taglienti. Dipende dall’umore, dalla compagnia, dal tempo che hai, e da che storia vuoi raccontare ai tuoi amici domani.
Una cosa è sicura: che tu preferisca l’epica di una partita di cricket sotto il sole indiano o l’adrenalina tesa di una finale di Wimbledon, non ti annoierai mai. E tra una racchetta impolverata in cantina e una mazza da cricket portata da un viaggio, avrai sempre il ricordo di quel giorno, di quella partita, di quella compagnia. Perché a sport così non si resiste: o li vivi o li sogni.
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