Quando si parla di Gavin Newsom, è impossibile non citare la sua esplosiva ascesa nella politica californiana. Nato a San Francisco nell’ottobre del 1967, Newsom non è mai stato un politico ordinario. Nel 2004 aveva appena trentasette anni quando fu eletto sindaco di San Francisco, diventando il più giovane della città dopo più di un secolo. È stato proprio in quell'anno che ha fatto parlare di sé aprendo le porte del municipio ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Quel gesto, fortemente criticato e altrettanto celebrato, anticipò di almeno dieci anni le sentenze storiche della Corte Suprema degli Stati Uniti. Era l’alba di una nuova era per i diritti civili, e Newsom seppe cavalcare l’onda.
Dopo il suo impatto come sindaco, la carriera di Newsom proseguì come vicegovernatore dal 2011 al 2019. Qui si è fatto notare per il suo impegno su temi come universal healthcare, la riforma penale e una nuova attenzione ai diritti dei detenuti. Ha sempre scelto battaglie complesse, rischiando consensi ma ponendo la giustizia sociale al centro della sua azione politica.
Quando nel 2019 prende le redini della California, Newsom non trova certo una situazione facile. Eredita uno Stato simbolo del progressismo, ma anche segnato da profonde contraddizioni: una crisi abitativa drammatica, emergenze climatiche continue e forti diseguaglianze. Proprio nei primissimi anni di mandato, il governatore si trova anche ad affrontare la sfida imprevista della pandemia di Covid-19. Mentre altre regioni esitavano, Newsom fu tra i primi a imporre misure drastiche: lockdown anticipato, restrizioni severe, piani dettagliati per la riapertura in sicurezza. Questa posizione gli guadagnò sia sostenitori sia detrattori, ma secondo dati raccolti dal Los Angeles Times, la gestione iniziale della pandemia ha ricevuto giudizi positivi dalla maggioranza dei californiani, almeno nelle fasi più critiche dell’emergenza.
Nel frattempo, il lavoro non si è fermato su altri fronti. Newsom ha proclamato una moratoria sulla pena di morte, sospendendo di fatto le esecuzioni nello stato con il più alto numero di condannati a morte. Ha investito su misure per la sicurezza delle armi, adottando restrizioni sulle vendite e ampliando i controlli. La crisi degli alloggi è rimasta centrale: qui la sua amministrazione ha lanciato piani per aumentare l’offerta di alloggi accessibili e combattere la speculazione immobiliare, con risultati altalenanti ma una pressione costante sui municipi locali e sui costruttori privati. L’attenzione per l’ambiente ha portato la California a fissare obiettivi ambiziosi sulle emissioni, puntando su energia pulita e mobilità elettrica: non sono mancate polemiche su costi e tempistiche, ma lo stato resta un laboratorio vivo per le politiche anti-crisi climatica.
Persino le sfide interne non lo hanno fermato. Nel 2021 ha dovuto affrontare un tentativo di recall — un vero e proprio referendum sulla sua leadership, spinto da proteste soprattutto legate alle restrizioni Covid. Newsom ha superato l’appuntamento a testa alta, senza il minimo dubbio: il 62% degli elettori si è espresso a suo favore, rafforzando la sua legittimità politica e lasciandolo libero di proseguire le riforme. Nel 2022 è arrivata la conferma con una netta rielezione.
Accanto a lui, Jennifer Siebel Newsom, documentarista e attivista, e i loro quattro figli compongono una famiglia spesso al centro dell’attenzione pubblica. Sul piano umano e sociale, Newsom ha sempre legato le sue battaglie ai grandi temi della giustizia sociale, ambiente, diritto alla salute e riforma dellʼimmigrazione. La sua amministrazione continua a rappresentare, tra successi, ostacoli e critiche, il volto di una California che vuole guidare gli Stati Uniti sulle strade più progressiste e innovative.
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