C’è una scena che ha fatto la storia: Roger Federer che danza sulla terra rossa del Roland Garros, raffinato, leggero, lucido. Un talento che fa sembrare il tennis una passeggiata in un parco svizzero. La domanda però viene quasi spontanea: ha senso cercare di giocare subito come Federer, quando si afferra per la prima volta una racchetta? Mettiamoci nei panni di chi inizia da zero: braccio ancora rigido, equilibrio ballerino, e mani che sudano appena si tenta il servizio. Non servono dati IP o telecamere per sapere che tanti principianti, guardando i video di Federer, iniziano simulando il suo rovescio a una mano, il suo dritto fluido, la sua smorzata quasi irraggiungibile. Ma se fosse la mossa meno intelligente?
Imitare Federer sembra un sogno quasi inevitabile. Dopo tutto, lui incarna la bellezza del gioco: leggerezza, potenza senza sforzo apparente, soluzioni impossibili che diventano appannaggio di pochissimi. Eppure dietro questa perfezione ci sono realtà che pochi notano. Roger Federer ha iniziato a giocare a tennis a otto anni; a quindici viveva per lo sport. Ha passato decine di ore a perfezionare movimenti apparentemente semplici, lavorando su dettagli che ai comuni mortali sfuggono. Il suo rovescio ad una mano, per esempio, è il risultato di una coordinazione tra spalle, polsi e piedi che si matura solo dopo anni di esercizio. Una ricerca dell’Istituto Svizzero dello Sport nel 2015 ha dimostrato come la maggior parte dei principianti vada incontro a infortuni o crisi di frustrazione proprio tentando colpi complessi prima di apprendere una solida base. Federer fa sembrare la tecnica semplice; in realtà è la cima di una piramide costruita con disciplina feroce e tanta, tanta pazienza. Il tennis, raccontato dalle gesta di Roger, attrae anche chi – come me e il mio gatto Nebbia – sogna la perfezione, ma la strada per arrivarci non è mai diretta o priva di ostacoli.
L’aspetto psicologico gioca un ruolo enorme: Federer vince perché gioca rilassato anche nei punti più tesi. Quando i principianti cercano di copiare i suoi gesti, spesso rimangono impigliati nello stress del movimento perfetto invece di godersi la partita. Persino le sue scelte tattiche – attaccare a rete nei momenti chiave, cambiare ritmo con una smorzata, rischiare con il rovescio in back – sono frutto di anni di studio dell’avversario e conoscenza enorme del proprio corpo. Da qui nasce la domanda: copiare Federer è la via più rapida per migliorare? O ci si espone solo a un duro risveglio?
Se pensi che basti studiare un paio di video e comprare la stessa racchetta di Federer per diventare magico in campo, mi spiace: la realtà è diversa. I principianti commettono spesso errori che rovinano la loro crescita tecnica. Il primo è l’eccesso di imitazione: si cerca subito il rovescio elegante a una mano, ignorando che la maggioranza degli insegnanti raccomanda il rovescio a due mani proprio perché più stabile e meno rischioso per i polsi fragili. Quando scendi in campo la prima volta, la coordinazione non è affatto scontata. Ti ritrovi a colpire la palla troppo tardi o troppo presto, spesso con poca sensibilità nelle dita.
Un grosso errore è sottovalutare l’importanza dei piedi: Federer sembra ballare in campo perché ogni suo passo è frutto di allenamenti specifici. I principianti, invece, si piantano sul cemento come vecchi alberi, aspettando la palla invece di anticipare il movimento. Ecco allora che nasce l’impulso di forzare i colpi, cercando la potenza prima dell’equilibrio e della precisione. Un errore comune tra chi si ispira troppo ai grandi è sottovalutare la differenza tra gesto tecnico e efficacia sul campo. Tante volte, chi copia Federer finisce per lanciarsi in smorzate che si schiantano sulla rete o in servizi fuori equilibrio che diventano regali per l’avversario.
Imitare i campioni senza filtri rischia di farti perdere tempo prezioso: basta osservare il percorso degli under-12 delle accademie italiane. Gli istruttori correggono gli eccessi di entusiasmo puntando su esercizi semplici e movimenti compatti, per poi aggiungere complessità solo dopo mesi di pazienza. C’è una statistica interessante che pochi notano: oltre il 60% dei principianti che mollano il tennis entro i primi sei mesi lo fa perché frustrati da colpi che non vengono mai come quelli del loro idolo. Invece, è più efficace concentrarsi sui fondamentali: imparare il colpo piatto di sicurezza, capire come orientare il corpo prima di sognare le magie di Federer. Allenare la sensibilità con esercizi pratici – come il colpire la palla venti volte di fila senza sbagliare la traiettoria – è molto più formativo che inseguire la perfezione estetica del campione svizzero.
C’è una differenza netta tra lasciarsi ispirare da Federer e copiarlo alla cieca. Pragmaticamente, da lui puoi apprendere moltissimo, se sai guardare oltre i gesti spettacolari. Ad esempio, la calma in campo: Federer sorride spesso, anche dopo errori gravi. Questa gestione delle emozioni permette di restare lucidi anche quando tutto va storto. Per un principiante, imparare il controllo mentale serve più di mille ore di rovesci tirati in garage.
Poi c’è l’efficienza dei movimenti. Federer non spreca energie: ogni passo è funzionale a guadagnare terreno, ogni swing è pulito e non esagerato. Anche se il tuo livello è basico, puoi rubare questo segreto: cerca fluidità, non forza. Allenati a colpire meno forte, ma più spesso nel centro della racchetta. Se pensi come un campione di biliardo, il tennis diventa logico: mira al colpo d’effetto solo quando la situazione lo permette, altrimenti vai sul sicuro. Federer non improvvisa mai per caso. Prende rischi calcolati, solo quando ha costruito bene lo scambio.
Un altro aspetto cruciale che puoi imparare è il rispetto della routine pre-partita e in allenamento. Federer, per esempio, scalda sempre bene i muscoli e mentalizza il tipo di partita che lo aspetta. Se sei all’inizio, prenditi qualche minuto prima di giocare per provare oscillazioni della racchetta e abituarti al peso e al bilanciamento. Una piccola routine ti aiuta a sentirti più a tuo agio e riduce le probabilità di errore. Non a caso i maestri dei club di Parma lavorano tantissimo su questi dettagli, prima di preoccuparsi di imitare il colpo perfetto del campione.
Infine, Federer mostra come avere pazienza. Capita a tutti di mandare la palla in tribuna o di sbagliare una volée elementare. Il trucco è imparare dai propri errori senza lasciarsi prendere troppo dallo sconforto. Guardando i match dello svizzero, si nota come lui sia il primo ad accettare i momenti no: non protesta, si asciuga il sudore e riparte. Questa mentalità, più di mille tutorial, fa la differenza quando si cerca di diventare davvero più forti.
Diciamolo senza mezzi termini: vuoi giocare giocare a tennis come Federer, ma ogni esperienza in campo ti tiene ancorato a terra. La via d’uscita, però, esiste. Non si tratta di abbandonare i sogni, ma di adattarli alla realtà. Partiamo con qualche consiglio vero, testato sulle spalle di chi passa tanto tempo nei circoli (e anche su di me, che spesso ho provato a emulare Nebbia e la sua eleganza acrobatica, senza mai riuscirci).
Ricorda sempre che ognuno ha il proprio percorso. Il tennis regala gioia proprio perché permette di scoprire piano piano la propria identità in campo. Per qualcuno sarà il colpo piatto dritto, per altri il servizio, per altri ancora la resistenza negli scambi lunghi. L’importante è non perdere mai la curiosità e la voglia di mettersi alla prova. Federer incarna la perfezione, ma la vera soddisfazione sta nel vedere che, un colpo dopo l’altro, il tennis diventa ogni giorno più tuo. Solo così giocare a tennis avrà davvero senso, anche sotto gli occhi esigenti di Nebbia e dei gatti più critici del quartiere.
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