Se pensi che chi possiede un alto quoziente intellettivo ascolti solo Beethoven o jazz sperimentale, preparati a qualche sorpresa. La leggenda vuole che i "cervelloni" abbraccino ogni stile, dal death metal al reggaeton, come se la mente allenata fosse un juke-box illimitato. Ma è davvero così? Esistono ricerche che associano intelligenza e curiosità musicale, e i forum online sono pieni di appassionati che giurano che «i veri intelligenti ascoltano di tutto». La verità, però, non è bianca né nera. Dipende da chi chiede, dal dove, dal come e dal quanto si ha voglia di sperimentare.
Le università si sono dedicate a questa domanda con più di uno studio. Prendiamo ad esempio la ricerca dell'Università di Cambridge pubblicata nel 2021: qui, su oltre 50.000 partecipanti di 100 paesi, emerge che chi ottiene punteggi alti nei test di QI spesso ha una playlist più varia rispetto alla media. Ma c'è un trucco. Questi "super ascoltatori" esplorano volentieri nuovi generi quando hanno tempo libero, mentre, presi dalla routine, si affidano volentieri ai confortanti classici personali. Gli algoritmi di Spotify confermano: chi inserisce più spesso canzoni sconosciute nelle playlist proviene da ambienti accademici sopra la media, ama leggere e mostra un'alta apertura mentale, una qualità che in psicologia si lega spesso all’intelligenza.
Un altro dato curioso viene dall'Istituto Max Planck, che nel 2019 ha correlato le preferenze musicali con la capacità di risolvere problemi complessi. Nella tabella qui sotto, tratta dai risultati di questa ricerca, puoi vedere alcune tendenze:
Tipo di intelligenza | Generi preferiti | Tendenza alla varietà |
---|---|---|
Logico-matematica | Jazz, classica, elettronica | Alta |
Linguistica | Cantautorato, pop sofisticato | Media-alta |
Visivo-spaziale | Alternative, indie, prog | Media |
Interpersonale | Hip hop, R&B, folk | Media |
Ma il dato che colpisce di più è che nessun gruppo, nemmeno quello dei "super dotati", gradisce davvero tutto. Nasce una sorta di "soffitto musicale" che anche le menti più elastiche raggiungono: c’è sempre almeno un genere che infastidisce, annoia o semplicemente non dice niente. Applicandolo alla vita reale, chi adora la musica classica e ha un QI altissimo può anche odiar il reggaeton. La storiella dell’intelligenza onnivora è insomma, come dire, mezza vera.
Secondo un sondaggio di YouGov Italia del 2023, il 61% degli italiani con diploma universitario ascolta almeno quattro generi musicali diversi alla settimana, contro il 44% di chi ha solo il titolo superiore. Ma pochi superano la soglia dei sette generi, e la maggior parte si ferma tra tre e cinque. Il punto non è "ascoltare tutto", ma essere pronti a sperimentare e a cambiare idea.
Premesso che la musica si lega alle emozioni più che alla logica, il vero filo che unisce QI e varietà musicale è la cosiddetta "openness to experience". In pratica, chi si annoia facile, chi è curioso dello sconosciuto, e chi si diverte ad analizzare i brani come fossero puzzle, tende ad esplorare di più. Non c'entra solo l'intelligenza nel senso stretto. Per esempio, tra i partecipanti a un sondaggio lanciato da Genius.com (il sito con i testi delle canzoni) nel 2022, gli utenti più abili nel risolvere quiz musicali dichiaravano di amare l’hip-hop e la musica elettronica, ma di ascoltare reggae "solo se obbligati". Nulla vieta a una persona molto intelligente di restringere i soli generi amati, soprattutto quando associa certe canzoni a ricordi o emozioni intense. L’identità musicale è quasi sempre una questione personale e affettiva prima che logica.
Nelle scuole o nelle università di ricerca, capita spesso di incontrare studenti che spaccano i test ma ascoltano le stesse venti canzoni in loop. Invece, in alcune subculture come i forum musicali Reddit o le community Discogs si trovano ascoltatori abituati a saltare dal bluegrass allo psy-trance senza batter ciglio. E non sempre le due categorie si sovrappongono. C'è una varietà enorme anche tra chi ha voti brillanti: un futuro neuroscienziato può avere gusti ristretti, mentre un illustratore autodidatta può spaziare senza limiti. L'intelligenza sembra offrire una spinta verso la curiosità, ma la propensione ad ascoltare tanti generi la decide la personalità, non il QI in sé.
Un fatto interessante riguarda le donne: secondo Spotify Wrapped 2024, le donne con laurea ascoltano mediamente più generi degli uomini con lo stesso titolo di studio, forse perché la musica per loro rappresenta uno spazio sociale oltre che personale. Inoltre, tra chi pratica strumenti musicali, la varietà dei generi cresce, specialmente se si cambia strumento ogni tanti anni.
In breve, l'intelligenza aiuta a comprendere più facilmente stili e strutture musicali nuovi, ma non impone di piacere ogni brano, anzi. Un ascoltatore curioso può dedicarsi a un solo genere con intensità profondissima e capirne le sfumature meglio di chi si disperde in mille playlist diverse. Il gusto musicale, come diceva David Bowie, è un mosaico continuamente in evoluzione che si costruisce a strati: a vent'anni reggae, a trenta punk, a quaranta jazz elettronico. L’intelligenza può accelerare questa evoluzione, ma non ne detta la direzione.
Magari leggendo fin qui ti stai chiedendo: "Va bene, ma se voglio davvero ascoltare più generi, come inizio senza annoiarmi a morte?" Non serve essere da Mensa per esplorare territori sconosciuti, basta la voglia di scoprire. Ecco qualche trucco facile e un paio di curiosità da usare come chiave nelle playlist, senza sentirti fuori posto:
Le piattaforme digitali faticano ancora a tracciare davvero chi ascolta "tutto". Nella classifica annuale delle canzoni più skipate su Spotify Italia nel 2024, reggaeton e trap vincono a mani basse, anche tra chi dichiara di ascoltare generi opposti. Segno che certi generi restano polarizzanti. Alcuni neuroscienziati, come Daniel Levitin, sostengono che il cervello crea legami duraturi con i generi ascoltati tra i 14 e i 20 anni; cambiarli dopo i trenta è dura ma non impossibile.
Il bello è che "ampliare i gusti musicali" non serve solo a dare una bella risposta alla classica domanda da colloquio di lavoro. Permette davvero di uscire da abitudini mentali, stimolare la creatività, perfino fare nuove amicizie. E, secondo uno studio Harvard-Spotify pubblicato a maggio 2025, chi ascolta più generi ha una maggiore capacità di adattamento emotivo nei momenti di stress. Quindi, anche se non diventi un genio della musica, tanto vale provarci: la prossima playlist può essere il mattone che rivoluziona la giornata.
Se ti scocci di sentir raccontare che "gli intelligenti ascoltano di tutto", la risposta giusta resta: ogni cervello, ogni cuore e, sì, anche ogni orecchio ha la sua colonna sonora. Ognuno sceglie da sé se ampliarla, stringerla o reinventarla. Il vero segreto non è ascoltare tutto, ma trovare la musica che ti fa sentire unico: che sia sinfonia islandese, elettronica africana o pura playlist pop anni 2000.
0 Commenti