C’è sempre quella persona che, appena la incrociamo, ci suscita un’irritazione spontanea, a prescindere da ciò che dice o fa. L’antipatia è però molto più di una semplice impressione. Per molti psicologi, infatti, rappresenta uno specchio emotivo: il fastidio che proviamo racconta molto di più su di noi che sull’altro. Spesso quello che ci dà fastidio è uno dei nostri stessi difetti che non vogliamo vedere, oppure una caratteristica che vorremmo avere ma ci manca. Un esempio? Quel collega sempre sicuro di sé può risultare insopportabile proprio perché ci riflette le nostre insicurezze non risolte.
Gli studiosi spiegano che la dinamica della comunicazione influenza tantissimo le percezioni di antipatia. Bastano un tono di voce sbagliato, un’espressione impassibile o una parola fuori posto per attivare il nostro meccanismo di difesa. Pensaci: quante volte hai colto antipatia in un semplice modo di parlare, magari diverso dal tuo, attribuendo intenzioni negative che forse nemmeno esistevano? Succede in famiglia, tra amici e ovviamente in ufficio, dove la convivenza forzata amplifica tutto.
Se ti ritrovi spesso a etichettare come 'antipatico' qualcuno, prova a fermarti un attimo. Potrebbe nascondersi una dinamica psicologica che vale la pena esplorare. Secondo alcune ricerche, imparare a capire il perché di queste emozioni è il primo passo per migliorare i rapporti e, sorprendentemente, anche la percezione di noi stessi.
Non è un esercizio scontato, perché spesso l’“antipatico” incarna tutto ciò che non vorremmo vedere in noi stessi o che ci ricorda esperienze sgradevoli. Ma abituarsi a osservare queste emozioni senza giudicarsi è uno dei segreti per relazioni più mature e meno conflittuali. E, chissà, magari proprio quell’antipatico prima o poi finirà per cambiarti la giornata.
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