Durante le partite di tennis, tra uno scambio e l’altro, vedi spesso i giocatori che ruotano la racchetta tra le mani come se fosse un oggetto magico. Alcuni la fanno girare velocemente tra le dita; altri preferiscono un movimento lento e regolare, quasi distratto. Da spettatrice, all’inizio pensavo che fosse solo un modo per passare il tempo, magari un’abitudine da copiare dai campioni. Ma dietro quel gesto apparentemente banale si nascondono motivi molto più interessanti, che hanno a che vedere con la storia del tennis, la psicologia dei giocatori e perfino con alcune statistiche sorprendenti. Ti racconto tutto qui, compreso qualche aneddoto che mi ha fatto vedere quella semplice giravolta sotto una luce del tutto nuova.
Chi gioca a tennis impara presto una verità: in campo non si gioca solo contro l’avversario, ma anche contro i propri pensieri. Girare la racchetta, per molti, è una specie di mantra. Novak Djokovic, per esempio, ha raccontato che quando ruota la racchetta tra le mani si sente più concentrato e riesce a gestire meglio la tensione. Rafa Nadal, invece, pur non essendo famoso per questo gesto (lui preferisce sistemare le bottiglie), lo ha definito una specie di ‘respiro mentale’.
Per molti giovani tennisti, far ruotare la racchetta serve a svuotare la mente dopo uno scambio, evitare di pensare troppo o lasciarsi suggestionare dagli errori appena commessi. È come mordicchiare la penna durante una verifica: il gesto ripetitivo rilassa e aiuta a focalizzarsi. Esistono addirittura ricerche psicologiche sul ritualismo degli atleti: una pubblicata nel 2013 su "Psychology of Sport and Exercise" dimostra che i piccoli riti riducono l’ansia e migliorano le performance in sport individuali. E il tennis è tutto tranne che uno sport di squadra, anche per i superstiziosi.
Ci sono casi dove il spinning della racchetta serve proprio a creare una discontinuità mentale, a spezzare le emozioni negative che ti restano appiccicate dopo un colpo sbagliato. Molti coach insegnano questo trucco ai ragazzini nei primi anni di scuola tennis. Mia figlia Giorgia, che odia perdere più di quanto ami vincere, mi dice sempre che il suo maestro le ha spiegato che la racchetta «deve diventare la tua mano, la fai girare quando vuoi sentirti di nuovo padrona della partita».
Spesso i giocatori non ruotano la racchetta solo per concentrarsi: in alcune situazioni, serve davvero a prendere decisioni rapide e precise. Prima di servire o ricevere, capita di vedere tennisti che la fanno girare velocemente, quasi nervosamente. Alcuni lo fanno per controllare la posizione del manico nella mano dominante. Le racchette moderne hanno spesso manici multi sfaccettati: un movimento sbagliato può cambiare l’impugnatura da "eastern" a "semi-western" e di conseguenza la direzione del colpo successivo.
Non è solo un’ossessione da perfezionisti. In diversi match ATP e WTA è stato calcolato che tra il 60 e l’80% dei giocatori effettua almeno una rotazione tra un punto e l'altro. Qualcuno la fa per prepararsi mentalmente, altri per questioni tecniche. Se osservi da vicino, noterai che spesso la rotazione è più veloce nei momenti di tensione: palla break, tie break, punti decisivi. Sembra quasi che quel movimento rapido scarichi letteralmente l’ansia nelle mani.
Rafael Nadal ha spiegato: «Quando tutto intorno è caotico, la routine mi tiene con i piedi per terra. Anche la racchetta deve essere in sintonia col mio corpo». Non è un caso che alcuni coach consiglino ai giocatori che si sentono "sotto pressione" di focalizzarsi sulle sensazioni fisiche del maneggio della racchetta, proprio per bloccare i pensieri che rischiano di sabotare le performance.
La mania di far girare la racchetta non è un’invenzione degli anni 2000. Nei video di Björn Borg si vede spesso il campione svedese far ruotare la sua Donnay tra le mani, a volte per lunghi secondi, mentre l’avversario sistemava la posizione. John McEnroe alternava la rotazione a piccoli colpetti con le dita, probabilmente per scaricare la tensione nervosa di cui era pieno.
Un’altra curiosità: nei tornei juniores esiste una sorta di "spin della racchetta" regolamentato per decidere chi serve per primo. È una specie di lancio della monetina, ma invece della moneta si fa girare la racchetta in aria e si osserva dove atterra il logo del manico. A Wimbledon e in altri Slam il "racquet spin" ufficiale esiste da oltre 100 anni.
E poi ci sono i gesti diventati celebri: Roger Federer, fin troppo elegante anche nel ruotare la racchetta, faceva con le dita una specie di "passaggio segreto" solo prima di servire nei punti più difficili. Serena Williams dice spesso che quella semplice rotazione è un modo per «schiarirmi la mente nell’unico modo che conosco: usando ciò che sento tra le mani».
In alcuni tornei, i puristi del tennis tradizionale si lamentano che i ragazzini "giocano" troppo con la racchetta tra un punto e l’altro. Ma i dati raccolti dall’ITF (International Tennis Federation) mostrano che i tennisti che usano piccoli rituali, come il giro della racchetta, commettono meno errori non forzati nei momenti sotto pressione rispetto a quelli più ‘statici’.
Anno | % Giocatori che fanno spinning | Riduzione errori sotto pressione (%) |
---|---|---|
2000 | 65 | 8 |
2010 | 74 | 12 |
2020 | 81 | 14 |
Questi numeri dicono molto: il gesto non solo cresce di popolarità, ma ha anche un effetto reale sulle performance nelle fasi più delicate dei match. Una specie di "superpotere" da tennista, che aiuta a restare presenti e lucidi.
Sembra facile, ma non lo è. Giorgia, la mia piccola tennista full-energia, ha fatto cadere la racchetta più volte provando a imitare gli adulti. Allora mi sono informata: esistono esercizi semplici per imparare a girarla senza rischiare un dito. Primo trucco: iniziare con la racchetta da fermi, seduti o appoggiati su una sedia. Gira il manico tra indice e pollice, tenendo l’altra mano vicina pronta a "parare".
Una volta imparato, puoi usarlo come "ancora mentale" per restare concentrata nei punti importanti. Ricorda però: il gesto deve diventare naturale, mai forzato. Come tutte le abitudini, se lo vivi come obbligo perde tutta la sua magia e utilità.
Un’ultima cosa: lo spinning della racchetta non è adatto solo ai professionisti. Anche negli amatori può diventare un piccolo rituale per restare sereni, magari durante una partita amichevole o tornei tra amici. Se invece hai già i nervi a fior di pelle, usalo come scusa per tirare il fiato. Chi lo sa, magari troverai anche tu il tuo equilibrio… facendo semplicemente girare la racchetta, senza pensarci troppo.
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