La classifica delle migliori tenniste mondiali è un terreno in continua evoluzione, quasi come fosse una classifica live di Spotify. Un giorno vedi una giovane esordiente salire a razzo, il giorno dopo un nome famoso scivola di dieci posizioni. Ti sei mai chiesto perché questa altalena continua sia così visibile soprattutto tra le donne? Dietro ogni salto o caduta ci sono regole, numeri, tornei e pressioni che trasformano la classifica in una sorta di videogame in tempo reale. Nei corridoi dei grandi stadi, le chiacchiere tra staff e genitori (fidati: mio figlia Elide quando guarda la TV nota sempre se la Sabalenka è in alto o in basso) girano sempre intorno a queste variazioni. Capire perché accade tutto questo non solo ti aiuta a tifare meglio, ma ti rende anche più consapevole del dietro le quinte del tennis femminile.
La prima cosa da fissare in testa: il ranking delle donne nel tennis non si chiama solo ATP, ma è gestito dalla WTA (Women's Tennis Association). Però, spesso sentiamo parlare di "ranking ATP" anche per le donne, e questa confusione è diffusissima sulle pagine dei social e nelle chiacchierate tra amici. Diciamo solo che ATP (Association of Tennis Professionals) è dei ragazzi, e WTA è la sigla giusta per la classifica femminile. Ma le logiche sono molto simili.
Come funziona il sistema dei punti? Ogni risultato ottenuto in un torneo assegna punti, in base alla categoria e all’importanza dello stesso. I tornei Grand Slam, tipo gli Australian Open o Wimbledon, danno fino a 2000 punti alla vincitrice. Se vinci un Masters 1000 prendi 1000 punti, via così a scendere fino ai tornei minori come gli ITF, che regalano meno. C’è una tabella che ogni tennista studia quasi come l’orario del treno prima di partire, per capire dove può guadagnare di più.
Tipo di Torneo | Punti alla Vincitrice | Punti alla Finalista | Punti alla Semifinalista |
---|---|---|---|
Grand Slam | 2000 | 1300 | 780 |
WTA 1000 | 1000 | 650 | 390 |
WTA 500 | 470 | 305 | 185 |
WTA 250 | 280 | 180 | 110 |
La classifica è a rotazione annuale: i punti conquistati oggi valgono per i prossimi 52 settimane, poi spariscono e devi riguadagnarli. Quindi, se una tennista aveva vinto un torneo l’anno scorso e non lo rivince oggi, i suoi punti diminuiscono automaticamente. Ecco perché vedi le giocatrici cambiare posizione così spesso. È una specie di "pagellone" che viene aggiornato ogni settimana, mica una volta all’anno come a scuola nostra ai tempi!
Un altro elemento da tenere d’occhio: i risultati più importanti "contano" più degli altri. Nella classifica, infatti, vengono totalizzati di solito solo i migliori 16 risultati in tornei per ogni atleta. Per le top player questo significa scegliere accuratamente dove partecipare: a volte ritirano da un torneo minore per puntare tutto su quelli più grossi, sapendo che un ottimo risultato può scuotere la classifica. Per le giovani che stanno emergendo – pensa a Coco Gauff un anno fa – ogni bel piazzamento può farle schizzare di decine di posizioni. Insomma, il sistema premia chi azzecca le settimane giuste e non perdona chi sbaglia quando il gioco si fa duro.
Ora viene il bello: perché proprio nella classifica femminile si vedono spesso terremoti? Un primo motivo è l’alta competitività e la profondità del livello generale. Negli ultimi anni, ogni torneo vede almeno cinque o sei favorite sulla carta, ma poi puntualmente si infilano semifinaliste sconosciute. Qualche esempio recente? Nel 2024, Jasmine Paolini ha raggiunto la finale del Roland Garros sorprendendo mezzo mondo, ma bastava un paio di sconfitte nei tornei minori per scendere un bel po' in classifica dopo quella fiammata.
Le incertezze fisiche incidono tantissimo. Il tennis femminile, come sanno molte addette ai lavori, richiede uno stress fisico notevole: infortuni e pause per recupero sono frequenti. Basta saltare l’Australian Open, magari per un problema al polso, e in un mese puoi perdere centinaia di punti e vedere avversarie superarti in scioltezza. Garbiñe Muguruza, ad esempio, è sparita dai radar per quasi una stagione prima del suo rientro nel 2025, scivolando molto giù perché non poteva difendersi sui suoi punti. Altro dettaglio: maternità e studi. Non sono poche le ragazze che prendono pause di mesi, e la classifica non aspetta nessuno.
L’incidenza delle sorprese nei match è enorme. Se hai due settimane buone in primavera, puoi infilare semifinali o finali e scalare la classifica: pensa a Marketa Vondrousova, che dal nulla ha vinto Wimbledon 2023 partendo come outsider, stravolgendo i calcoli degli addetti ai lavori. Ma se poi perdi subito nei tornei successivi, il crollo è dietro l’angolo. Ecco perché tra le donne sono pochissime le vere “dominatrici a lungo termine”.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la pressione psicologica. Nel tennis femminile – non c’è scampo, ne parlano spesso anche mental coach e psicologi – le aspettative e la gestione della popolarità sono tremende. Se una ragazza giovanissima, come Emma Raducanu dopo lo US Open 2021, vince un torneo importante, le attenzioni mediatiche possono addirittura risultare un boomerang per le performance future. E quando torni in campo, tutti sperano di “battere la famosa”, quindi le sconfitte diventano ancora più rischiose per la posizione in classifica.
Parliamo di strategia. Non tutte scelgono di partecipare agli stessi tornei, e anche qui i motivi sono tanti. Alcune puntano tutto sulle superfici dove si sentono più forti (terra, cemento o erba), altre colgono al volo le opportunità di tornei in Asia, lontano dai riflettori. Altre ancora preferiscono saltare qualche evento minore per prepararsi a quelli che contano di più, rischiando sì di perdere qualche punticino ora, ma sperando di farne il doppio poi.
C’è anche la storia dei tornei obbligatori: per le top 10, alcuni eventi vanno giocati per forza, e se dai forfait senza motivo perdi punti. Ma non mancano le eccezioni dovute a infortuni o motivi personali, che a volte portano un po’ di confusione nella classifica.
Ci sono atlete che sfruttano “la finestra magica”: ad esempio, competere in tornei minori quando le big si riposano tra gli Slam per raccogliere punti facili. Oppure, prepararsi in silenzio per esplodere nel torneo più importante, come ha fatto Naomi Osaka al ritorno in campo dopo una pausa. Alcuni allenatori (me compreso, almeno quando gioco con Elide al parco!) suggeriscono ai giovani di non bruciare subito tutte le cartucce, ma costruire la stagione su una doppia corsa: salire in classifica con step graduali e puntare i tornei giusti dove può arrivare un exploit.
Interessante anche la questione dei ranking protetti: le giocatrici che tornano da un lungo stop per infortunio possono chiedere di "congelare" la loro posizione in classifica, così da non ripartire proprio da zero. Anche se questa regola viene applicata con limiti precisi, spesso permette a campionesse conosciute di rientrare più velocemente tra le grandi.
Se ti piace seguire il tennis femminile, preparati a vedere sempre ranking in movimento. I cambiamenti rapidi sono destinati a crescere anche nei prossimi anni. Con la diffusione delle tecnologie, i dati sui giocatori e la preparazione sempre più mirata, sarà sempre meno facile mantenere il dominio per stagioni intere (a meno che non ci sia una nuova Serena Williams all’orizzonte!).
Il consiglio migliore? Non fermarti mai solo sui nomi noti: oggi la classifica ti dà spunti per scoprire atlete poco conosciute che magari domani saranno in copertina ovunque. Se segui una tennista, guarda non solo i risultati ma anche le sue scelte di calendario: quello ti spiega meglio di mille post Instagram dove vuole arrivare.
Per i veri appassionati, imparare a leggere la tabella dei punti è quasi come studiare la borsa valori. Vuoi fare il tifo consapevolmente, magari insieme ai tuoi figli, come faccio io con Elide? Prova a segnarti le settimane chiave: dopo Wimbledon, dopo gli US Open, a fine stagione ci sono sempre scossoni. E la magia di questo sport, alla fine, sta proprio nella sua imprevedibilità. Da spettatore, ogni giovedì potresti trovare una nuova numero uno. E ogni tanto, magari, anche la tua preferita pronta a scalare posizioni come in una favola moderna.
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