Sono dappertutto: nelle vetrine dei negozi di moda, ai piedi delle celebrities sulle passerelle, dentro ogni armadio di adolescenti e non solo. Ma ti sei mai chiesta perché chiamiamo queste scarpe comuni 'scarpe da tennis', anche se la maggior parte di noi non ha mai preso in mano una racchetta? Spoiler: non sono nate per accompagnare look casual al bar, e nemmeno per correre al supermercato. La risposta è nascosta tra nobili inglesi, pavimenti scricchiolanti e una strepitosa rivoluzione della moda.
L’epopea delle scarpe da tennis inizia davvero lontano dai nostri outfit sportivi contemporanei. Tutto prende vita nell’Inghilterra vittoriana, quando le regole dell’etichetta impedivano rumorosi stivali sui campi da gioco indoor. Del resto, le superfici dure dei primi club di tennis richiedevano un’idea geniale: una scarpa con la suola di gomma. Correva l’anno 1876: le “plimsolls”, semplici scarpe di tela e gomma, conquistavano i primi appassionati di lawn tennis (il tennis sull’erba). Il nome 'plimsoll' deriva dalla linea nera lungo la scarpa che ricordava la linea di galleggiamento delle navi… roba da veri cultori di dettagli.
La differenza gigantesca stava proprio nella suola: niente più legno chiodato, zero rumore durante i movimenti, nessun danno alle superfici. Le prime plimsolls avevano un comfort quasi rivoluzionario rispetto agli stivali in pelle duri e scomodi, tanto che altri giochi come il croquet o il badminton si ritrovarono presto invasi da questa novità. La storia cambia passo nei primi anni del Novecento, quando diverse aziende – tra cui Dunlop e la mitica Keds negli USA – iniziano a produrre scarpe da tennis in serie, facendo decollare la reputazione di queste calzature anche fuori dai campi sportivi.
Curiosità: nel 1917 nasce il modello più iconico, la Converse All Star, pensata per il basket ma immediatamente ribattezzata 'sneaker'. Il termine deriva da “to sneak”, cioè muoversi di soppiatto. Motivo? La suola in gomma ti permetteva di camminare silenziosamente, a differenza delle scarpe tradizionali. Una rivoluzione silenziosa, letteralmente.
Il tennis, tuttavia, ha dato il nome perché per decenni quei modelli rimasero fortemente associati alla disciplina, grazie soprattutto alla visibilità concessa da importanti tornei e giocatori. Le scarpe da tennis si trasformarono ben presto in status symbol di uno sport considerato elegante e moderno. L’uso fuori dal campo si diffuse negli Stati Uniti durante gli anni ’50, quando i liceali iniziarono a indossarle a scuola, per poi esplodere a livello globale con la cultura pop degli anni ’70-'80.
Se pensi che le scarpe da tennis siano solo calzature sportive, ti sfugge una parte fondamentale di questa storia fatta di ribellioni, cultura di massa e genialità commerciale. Proprio perché nate per accompagnare i gesti rapidi degli sportivi, le tennis shoes hanno mantenuto un’aura di dinamismo e freschezza, che la moda non poteva lasciarsi sfuggire. Così, negli anni ’60 e ’70, complici anche i movimenti giovanili e l’ondata di rockstar anticonformiste, le scarpe da tennis iniziano a conquistare le strade delle principali città, diventando sinonimo di libertà e stile.
Il passaggio da scarpa tecnica a fenomeno di massa è stato travolgente: Adidas lancia le Stan Smith, Reebok e Puma seguono, spinti anche dai volti di star come Björn Borg o Stan Smith stesso. Le aziende colgono al volo il nuovo desiderio di indossare scarpe confortevoli non solo per lo sport, ma anche per la vita di tutti i giorni. Nascono così le scarpe da tennis moderne, conosciute universalmente oggi come sneakers, con versioni colorate, personalizzate e, più tardi, tecnologicamente avanzate.
Ma sai qual è la differenza pratica tra una vera scarpa da tennis e una sneaker fashion? Le scarpe tecniche per giocare a tennis sono progettate per resistere ai rapidi movimenti laterali e ai cambi di direzione tipici dello sport, offrendo una suola più stabile, protezioni laterali e materiali che supportano la caviglia. Le sneakers stilose, invece, si preoccupano più di design e colori: comodissime, sì, ma non ideali per due ore di partita sotto il sole di Wimbledon.
Tabella interessante? Dai un’occhiata alle cifre di vendita delle sneakers “da tennis”:
Modello | Anno di lancio | Vendite stimate |
---|---|---|
Adidas Stan Smith | 1971 | 50+ milioni |
Converse All Star | 1917 | 800+ milioni |
Nike Tennis Classic | 1982 | Non pubblicate |
Non tutte le scarpe che chiamiamo 'tennis shoes' sono adatte a entrare nel campo di Roland Garros o Wimbledon. Oggi scegliere la scarpa giusta è un piccolo atto di consapevolezza: la differenza tra materiali tecnici e modelli casual vale una partita… o una lunga giornata in città. Quelle pensate davvero per il tennis presentano rinforzi specifici, suole diverse a seconda della superficie di gioco (terra battuta, erba o cemento) e sistemi di ammortizzazione evoluti. La maglia spesso è in mesh traspirante oppure in materiali sintetici, un tempo impensabili quando le plimsolls si basavano solo su tela e gomma.
Dalla suola in gomma vulcanizzata degli inizi si è passati a materiali ultraleggeri, inserti in gel o schiuma reattiva, fino a tecnologie smart – alcune scarpe “intelligenti” monitorano addirittura i passi e le prestazioni tramite app connesse allo smartphone. Conta tantissimo la larghezza della calzata, specie per chi ha il piede pronunciato o necessita di plantari specifici. Non tralasciare poi la tenuta laterale e il supporto al tallone se giochi spesso. Preferisci usare le tennis shoes solo come sneakers per uscire? Punta su colori e materiali facili da abbinare, come bianco o nero, oppure sulle versioni eco-friendly sempre più diffuse tra le grandi marche.
Un fatto sfizioso: ormai persino i designer di maison famose reinterpretano le tennis shoes originali nei loro modelli più luxury, tanto che alcuni sneakerhead sono disposti a pagare migliaia di euro per una release esclusiva. Quello che una volta era solo un accessorio da sport ora è lo statement definitivo per chi vuole apparire cool senza sforzi.
Che le tennis shoes abbiano cambiato la cultura pop è una verità ormai sotto gli occhi di tutti. Basta pensare che negli anni ’80 e ’90, con l’arrivo di Michael Jordan e delle Air Jordan di Nike, il confine tra scarpa sportiva e oggetto di culto è scomparso. Le sneakers non sono più solo calzature, ma un simbolo: un modo per raccontarsi e riconoscersi in una tribù di appassionati.
Nei film, dai musical tipo “Grease” ai teen movie come “Ritorno al Futuro”, le scarpe da tennis si sono ritagliate uno spazio iconico nelle scene di ballo, inseguimenti o semplici storie di scuola. La cultura hip hop, con le sue contaminazioni stilistiche, ha eletto le tennis shoes a status symbol. Basti pensare alle Adidas Superstar rese celebri dai Run DMC, indossate senza lacci in segno di ribellione.
Un ruolo enorme lo gioca il design: oggi, per ogni stagione, esistono collaborazioni tra grandi stilisti e case di abbigliamento sportivo, da Prada a Balenciaga fino al re delle sneaker, Kanye West, che con le sue Yeezy (altra eredità delle tennis shoes) riempie file di collezionisti e resellers disposti ad accamparsi notti in strada. In Giappone e negli Stati Uniti sono nate vere e proprie subculture di sneakerheads, che registrano i drop delle nuove uscite e le seguono sui social con la stessa foga che un tempo era riservata al calcio o al basket.
Un ultimo dettaglio divertente: diverse scuole americane vietavano negli anni ’50 e ’60 le scarpe con suola di gomma per paura che i ragazzi “copiassero” troppo facilmente durante i compiti, grazie al passo silenzioso. Le tennis shoes erano giudicate “troppo ribelli” rispetto ai mocassini tradizionali.
Le scarpe da tennis, nate per un’esigenza pratica alla corte inglese, oggi attraversano culture, mode e generazioni. E tu? Quante paia di tennis shoes hai già nell’armadio senza sapere davvero che storia incredibile portano ai tuoi piedi?
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