Quali erano le probabilità di Nadal di vincere il Roland Garros 2020?

Quali erano le probabilità di Nadal di vincere il Roland Garros 2020? dic, 4 2025 -0 Commenti

Il Roland Garros 2020 non era un torneo come gli altri. Era l’edizione più strana della storia moderna del tennis. Il torneo fu posticipato da maggio a settembre, giocato con temperature più fresche, pista più pesante e senza pubblico. Eppure, nonostante tutto, c’era una sola domanda che tutti si facevano: Nadal poteva vincere ancora?

La leggenda sul rosso di Parigi

Prima del 2020, Nadal aveva vinto il Roland Garros 12 volte. Nessun atleta, in nessuno sport, aveva fatto qualcosa di simile in un singolo torneo. La sua media di vittorie a Parigi era del 95%: 92 vittorie su 97 partite. Quando entrava in campo sul centro court, il rosso di Parigi sembrava fatto per lui. Non era solo un giocatore: era un fenomeno climatico. Il suo diritto, la sua mobilità, la sua testa: tutto era ottimizzato per la terra battuta.

Nel 2019 aveva vinto senza perdere un set. Nel 2020, aveva 33 anni. Non era più l’uomo che correva come un fulmine. Aveva subito un’operazione al ginocchio nel 2018, e nel 2020 aveva giocato solo due tornei prima di Parigi: Madrid e Roma, entrambi persi nei quarti. Molti dicevano che era finito. Altri dicevano che era ancora il re.

Le statistiche reali prima del torneo

Prima del 2020, i bookmaker davano a Nadal una probabilità del 72% di vincere il titolo. Era il favorito assoluto. Djokovic era al 18%, mentre Thiem, che aveva vinto l’US Open l’anno prima, era al 7%. Questi numeri non erano basati su sogni: erano dati. Nadal aveva vinto 11 dei suoi ultimi 12 tornei sulla terra battuta. Aveva vinto 39 partite consecutive a Parigi. Nessun altro giocatore aveva mai vinto più di 10 partite di fila in un singolo torneo.

La sua performance su terra negli ultimi 5 anni era stata: 118 vittorie e 5 sconfitte. Cinque. Su 123 partite. E quelle sconfitte? Tre contro Djokovic, una contro Thiem e una contro Zverev - tutti giocatori che avevano imparato a batterlo. Ma a Parigi? Nessuno lo aveva battuto dal 2015. Non c’era un solo giocatore al mondo che avesse mai vinto contro di lui in una finale al Roland Garros.

Le condizioni del 2020: un campo diverso

Il 2020 cambiò tutto. Il torneo fu spostato a settembre, quando il clima era più umido e la pista più lenta. I pallini diventavano pesanti dopo pochi giochi. Le corse diventavano più lunghe. Le partite duravano ore. Nadal, che aveva sempre dominato con la sua potenza e la sua resistenza, ora doveva affrontare un campo che favoriva i giocatori più lunghi e con un gioco più difensivo.

Thiem, che aveva vinto l’US Open su cemento, aveva perso tre finali a Parigi contro Nadal. Ma nel 2020, era più maturo. Aveva vinto a Vienna e a Madrid. Era in forma. Eppure, anche lui sapeva: battere Nadal a Parigi era un’impresa da mito. Non era una questione di tecnica. Era una questione di psicologia. Nadal aveva vinto 13 finali a Parigi. Nessun altro giocatore aveva mai vinto più di tre finali in un singolo torneo.

Nadal colpisce un diritto in finale contro Thiem al Roland Garros 2020, terra bagnata, luce calante.

La vera sfida: la mente, non il corpo

Nadal non era più l’atleta che correva su ogni palla. Ma non aveva bisogno di farlo. Aveva imparato a giocare con la testa. Nei suoi ultimi anni, le sue partite erano più strategiche. Sapeva quando rallentare, quando cambiare ritmo, quando colpire con più effetto. Il suo servizio non era più potente, ma era più preciso. Il suo rovescio, prima considerato un punto debole, ora era un’arma. E la sua capacità di vincere partite lunghe? Inesauribile.

Le statistiche lo dicevano: nei set lunghi (più di 10 giochi), Nadal aveva un tasso di vittoria del 89% a Parigi. Nel 2020, tutte le sue partite andarono al terzo set. Tutte. E in ogni caso, vinse. Contro Carreño Busta, contro Alcaraz (allora 17 anni), contro Thiem in finale. Nessuno riuscì a portarlo al quinto set. Nessuno.

La finale contro Thiem: una battaglia epica

La finale del 2020 fu una delle più dure della storia. Tre set, 3 ore e 37 minuti. Thiem vinse il primo set al tie-break. Nadal, dopo aver perso il primo set, non perse più un solo game nel secondo. Nel terzo set, Thiem fu avanti 4-2. Ma Nadal non si arrese. Prese i prossimi quattro giochi. Vinse 6-3, 5-7, 6-2, 7-6(1). Non fu un match perfetto. Fu un match da leggenda.

Quella vittoria fu la 13ª a Parigi. La 95ª partita vinta. La 14ª finale vinta in un torneo del Grande Slam. E per la prima volta, Nadal superò Federer per il maggior numero di titoli Slam. Non fu una vittoria per fortuna. Fu una vittoria per coerenza. Per abitudine. Per abitudine di vincere.

Palla da tennis su terra rossa con ombre dei trofei di Nadal, un nuovo trofeo che emerge dal terreno.

Perché Nadal vinse? La risposta è semplice

Non vinse perché era il migliore. Vinse perché non aveva mai imparato a perdere su quella terra. Non aveva mai permesso a se stesso di pensare di poter perdere. Il suo gioco era fatto di dettagli: la posizione del piede, l’angolo del colpo, il tempo di attesa. E quando gli avversari pensavano di averlo trovato, lui cambiava qualcosa. Un colpo in più. Un’emozione in meno. Un respiro più profondo.

Le probabilità di vincere? Il 72% era un numero. Ma la realtà era più semplice: Nadal non giocava per vincere. Giocava per non perdere. E su quella terra, non aveva mai perso.

Sebastian Korda e il futuro del tennis

Sebastian Korda, all’epoca 20 anni, giocò al Roland Garros 2020. Perso al primo turno contro un giocatore classificato 110°. Ma la sua presenza era simbolica. Era figlio di Petr Korda, vincitore del Roland Garros 1998. E in quel torneo, Korda junior era l’unico giocatore della nuova generazione che aveva un pedigree da campione. Non vinse. Ma era lì. E quel fatto, per molti, era già un segno.

Nadal non era solo un giocatore. Era un modello. E Korda, come tanti altri, stava imparando da lui. Non con i colpi. Con la testa. Con la costanza. Con la voglia di non arrendersi mai.

Il vero erede non è ancora arrivato

Dopo il 2020, Nadal vinse ancora il Roland Garros nel 2022. Ma non vinse più dopo. Nel 2023, si ritirò. Eppure, la sua ombra è ancora lì. Su ogni palla che cade sul rosso di Parigi. Su ogni giocatore che entra in campo con la paura di non essere abbastanza.

Non c’è un nuovo Nadal. Non c’è mai stato. E forse non ci sarà mai. Perché il suo dominio non era solo fisico. Era un’idea. Un’idea che diceva: se credi abbastanza, la terra battuta ti obbedisce.

Perché Nadal era così forte sulla terra battuta?

Nadal era forte sulla terra battuta perché combinava mobilità eccezionale, effetto elevato al diritto, e una mentalità da guerriero. La pista lenta gli permetteva di recuperare ogni palla, e il suo rovescio con topspin era quasi impossibile da attaccare. Inoltre, aveva una straordinaria capacità di gestire le partite lunghe e di aumentare l’intensità quando era più necessario.

Chi era il suo principale rivale al Roland Garros 2020?

Il suo principale rivale era Dominic Thiem, che aveva vinto l’US Open nel 2020 e aveva già perso tre finali contro Nadal a Parigi. Thiem era l’unico giocatore della nuova generazione con il fisico e la tecnica per metterlo in difficoltà, ma non riuscì mai a vincere una finale contro di lui.

Nadal ha mai perso una finale al Roland Garros?

No. Nadal ha vinto tutte e 14 le finali che ha giocato al Roland Garros. È l’unico giocatore nella storia del tennis a vincere 14 finali in un singolo torneo. La sua percentuale di vittoria in finale è del 100%.

Perché il Roland Garros 2020 era diverso dagli altri anni?

Il Roland Garros 2020 fu posticipato a settembre a causa della pandemia di COVID-19. La pista era più pesante e umida, e non c’era pubblico. Queste condizioni avrebbero potuto penalizzare Nadal, ma lui si adattò meglio di chiunque altro, dimostrando ancora una volta la sua straordinaria capacità di leggere il gioco.

Quante volte Nadal ha vinto il Roland Garros?

Nadal ha vinto il Roland Garros 14 volte: nel 2005, 2006, 2007, 2008, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, 2017, 2018, 2019, 2020 e 2022. È il record assoluto per un singolo torneo nella storia dello sport professionistico.