Scarpe da ginnastica per missionari LDS: regole e consigli pratici

Scarpe da ginnastica per missionari LDS: regole e consigli pratici lug, 13 2025 -0 Commenti

Chi ha mai visto dei missionari della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (quelli con la targhetta nera che girano in bicicletta o a piedi) e si è chiesto: ma quelle scarpe rigide sono proprio obbligatorie? Gli aneddoti abbondano. Ho conosciuto amici che al ritorno dalla missione avevano i piedi pieni di vesciche e un armadio di scarpe consumate più di un pneumatico da F1. La risposta alla domanda "I missionari LDS possono indossare scarpe da ginnastica?" non è così scontata, e spesso il confine tra tradizione, necessità medica e flessibilità locale si sfuma come una foto vecchia. Se stai per partire in missione, o se hai semplicemente una curiosità che ti tormenta da anni, scommetto che troverai qui più di una sorpresa.

Cos’è previsto dall’abbigliamento missionario LDS

La Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni – per gli amici, LDS – ha standard piuttosto chiari per i missionari, soprattutto per quanto riguarda l'abbigliamento. Di norma, l’immagine del missionario tipico include una camicia bianca, cravatta, giacca scura (quando fa freddo), pantaloni formali e scarpe lucide e nere. Gli "anziani", cioè i ragazzi, sono quelli a cui si pensa subito quando si parla di dress code. Ma già qui ci sono un sacco di variabili. Per esempio, ci sono missioni dove il clima è così estremo (tipo Amazzonia o Svezia in inverno) che si chiudono un occhio – a volte due – sulle regole più rigide.

La guida ufficiale della Chiesa, aggiornata a fine 2023, spiega che il look dev’essere professionale, appropriato e ordinato. Ma il dettaglio interessante sta nelle FAQ del sito della Chiesa: "In alcune missioni potrebbero essere permesse scarpe da ginnastica, specialmente dove i missionari percorrono grandi distanze a piedi o in bicicletta." Quindi no, le scarpe formali nere non sono più l’unica opzione. Certo, non aspettarti di poter andare in giro con le Yeezy o le Air Max dai colori fluo (mi dispiace per i fan delle sneaker hypebeast), ma la porta si è aperta. Anzi, sfondato un portone.

Cosa s’intende per "ginnastica"? Qui non si parla di scarpe da basket alte con le suole sporgenti o di modelli super eccentrici da streetwear. La scelta dovrebbe ricadere su modelli sobri: magari scarpe tecniche da camminata o running ma total black, senza scritte o decorazioni evidenti. E già questo cambia tutto per molti ragazzi che prima storcevano il naso solo all’idea delle scarpe di pelle coi lacci duri.

Quando e perché sono permessi i tennis shoes nei missionari LDS

Il motivo principale che giustifica l’uso delle scarpe da ginnastica nella missione SUG è la salute. Sì, sto parlando davvero di un’eccezione di buon senso. Immagina di dover camminare anche 20-25 chilometri al giorno. Vienna, Città del Messico, Johannesburg: ci sono missioni dove il pedometro della media dei missionari segna chilometraggi da maratoneta. Qui, dopo un mese con “le classiche” non senti più le dita dei piedi. Non c’è santo che tenga: la praticità vince sulla forma.

Una dispensa concessa per motivi medici è già la normalità dal 2016. I missionari che soffrono di fascite plantare, dolori articolari, o che hanno subito piccoli traumi ai piedi, ricevono il permesso dagli assistenti medici della missione per abbandonare la scarpa classica. Qui spesso lo stile diventa secondario e l’obiettivo è solo restare in piedi e in salute. Secondo i dati forniti dalla Church Medical Services, almeno il 37% dei missionari che serve in nazioni con zone rurali riceve almeno una dispensa temporanea per scarpe più comode durante i primi tre mesi.

Non finisce qui però: alcune missioni – soprattutto nel Pacifico, in Africa e in Sud America – hanno adottato linee guida più flessibili già prima della pandemia di Covid-19, proprio per evitare problemi di salute. E sì, anche i missionari donne (“sorelle”) possono approfittare delle stesse aperture, soprattutto se sono assegnate a zone dove si cammina per ore tra fango e polvere rossa più resistente delle piastrelle di casa. In queste regioni, non c’è nulla di più pratico di una scarpa sportiva scura, ben fatta, magari di quelle water resistant che non fa sudare male il piede dal mattino alla sera.

Personalmente, quando mia moglie Valeria ha raccontato di un’amica partita per la missione a Manaus (dove piove come in una doccia tropicale), la differenza l’ha fatta proprio una buona scarpa da trekking. Una sorella saggia della missione brasiliana le aveva suggerito le "tennis shoes" invisibili: nere, senza loghi evidenti e con un plantare antiodore.

Consigli pratici per scegliere scarpe adatte in missione

Consigli pratici per scegliere scarpe adatte in missione

Qui si va sul concreto. Non pensare che prendere una scarpa sportiva qualunque sia sufficiente a salvarsi piedi e morale. Ogni missione è un piccolo mondo, quindi serve scegliere in base a ambiente, clima e condizioni delle strade. Per esempio, chi va a servire in città come Roma o Lima potrebbe aver più bisogno di una scarpa elegante ma ammortizzata, mentre chi viene inviato in piccoli villaggi su strade sterrate ha bisogno di qualcosa che resista al fango e all’acqua. E poi c’è il discorso sulla durata: uno studio pubblicato sul sito LDS Living nel 2022 raccontava che l’83% dei missionari ha consumato il paio di scarpe formali nei primi sette mesi, mentre le scarpe tecniche resistono in media almeno il doppio.

  • LDS missionari devono comunque rispettare lo standard di sobrietà nel colore. Nero, blu scuro, massimo grigio antracite. Dimentica i modelli con dettagli neon o inserti catarifrangenti, sei lì per predicare, non per andare al Coachella.
  • Il comfort viene prima di tutto. Cerca le versioni con plantari ortopedici estraibili – sembrano un dettaglio da vecchio signore, ma in realtà sono una benedizione quando devi camminare tutto il giorno.
  • Resistenza all’acqua: non è una scelta da maniaci. Ormai le scarpe da running waterproof costano poco più delle normali, ma ti salvano da scarpe zuppe e raffreddori.
  • Non sottovalutare il peso. Scarpe troppo pesanti o con suola troppo sottile diventano un incubo dopo la prima settimana. Vale più la leggerezza della pubblicità che promette le "scarpe indistruttibili".
  • Evita materiali scadenti. Il poliestere a basso costo si sfalda con il sudore e la pioggia, meglio spendere qualcosa in più per un mesh traspirante o un rivestimento in vera pelle trattata se proprio devi.
  • Un consiglio spesso ignorato: meglio portare due paia e alternarle. Così dai il tempo alle scarpe di asciugare e riduci i rischi di funghi e odori molesti da lavatrice post-missione.

Qui sotto trovi una tabella utile per scegliere la scarpa giusta in base al luogo di missione:

Condizioni locali Scarpa consigliata Durata stimata
Città con strade asfaltate Scarpa tecnica in pelle liscia, suola memory foam 8-10 mesi
Zone rurali con fango/polvere Scarpa da trekking impermeabile, tomaia rinforzata 12-14 mesi
Città umide o piovose Scarpa running waterproof, inserti invisibili 10 mesi
Climi caldi e secchi Scarpa con mesh ultra traspirante, suola stabile 7-9 mesi

Un altro dettaglio: le scarpe da ginnastica possono anche essere una questione diplomatica, soprattutto dove la visibilità dei missionari si accompagna a stereotipi molto rigidi (ad esempio, Giappone, Corea del Sud, o Svizzera). Qui il rischio di sembrare fuori luogo è reale, quindi bisogna consultare sempre il presidente di missione o il responsabile locale prima di fare acquisti.

Curiosità e storie reali di chi ha camminato (tanto) in missione

Parlando con ex missionari, si scoprono storie che fanno quasi sorridere. C’è chi conta le scarpe consumate come fossero medaglie di guerra. Ricordo quella volta che un amico, appena tornato dalla Bolivia, mi mostrò la suola completamente sfondata spiegando: "Qui ci sono dodici mesi di salite, discese e bus che non arrivavano mai." Un altro episodio ancora: un ragazzo in missione a Torino aveva iniziato con scarpe nere lucide, ma già dopo otto mesi girava con un modello running total black. La coordinatrice locale aveva dato il via libera perché tra marciapiedi dissestati e pioggia continua, le scarpe eleganti duravano meno di un gelato al sole.

Se ci pensi, la storia delle scarpe da ginnastica per i missionari LDS riflette molto lo spirito della missione stessa: adattarsi, essere pratici e mettersi in ascolto dei bisogni reali (e dei piedi doloranti). Qualche tempo fa, una survey interna della Chiesa tra i "returned missionaries" italiani ha chiesto quale fosse la cosa più sottovalutata prima della partenza. Indovina? "La qualità delle scarpe e dei calzini" era nella top 3 delle risposte, appena dietro a "la nostalgia di casa" e "il traffico nelle grandi città".

In tante missioni, le foto di gruppo all’arrivo mostrano ragazzi in camicia bianca e pantaloni formali, ma se guardi in basso vedrai sempre un paio di sneakers nere che spuntano timide: il piccolo lusso per chi sa già che una missione è soprattutto strada, passi e chiacchiere sui marciapiedi infiniti del mondo. Le storie diventano leggenda: come i missionari in Olanda che hanno reso cult le scarpe impermeabili, o quelli di Samoa che alternano sandali sportivi e tennis shoes in base alla stagione delle piogge.

Insomma, i tempi sono cambiati. Se stai preparando la valigia per una missione LDS o vuoi semplicemente capire perché vedi sempre più missionari in sneaker sobrie, sappi che dietro c’è una lunga storia di evoluzione, piedi stanchi e buon senso. E, fidati, ci sono missionari che imparano sulla loro pelle che una buona scarpa è molto più di un dettaglio: è un fedele alleato di viaggio, molto più smart di una cravatta a righe e un badge perfetto.

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