Troppi tennisti hanno visto partite scivolare via per mancanza di consistenza, anche dopo aver dominato alcuni scambi. Una partita di tennis non si vince solo con colpi spettacolari, ma con la capacità di tenere lo stesso livello dal primo all’ultimo punto. Andy Murray, uno che qualche torneo importante lo ha vinto, lo ripete sempre: la differenza sta nella solidità mentale e nella ripetitività dei gesti. Alzi la mano chi non ha mai pensato “Oggi come mai sbaglio tutto?”. Eppure, dietro ogni colpo errato non c’è quasi mai solo sfortuna: spesso manca il lavoro sui fondamentali per costruire una base stabile.
Prova a osservare i migliori durante una sessione di riscaldamento: sembrano robot, sempre uguali, ma in realtà stanno costruendo mattoncino dopo mattoncino una sicurezza che non traballa durante il match. Il segreto? Lavorare sulle basi tecniche, senza cercare ogni volta la soluzione spettacolare. Uno studio pubblicato dalla International Tennis Federation ha mostrato che i tennisti di livello medio che si focalizzano sull’esecuzione di routine tecniche ripetitive riducono il numero di errori non forzati del 30% in meno di 8 settimane di allenamento mirato. Chi cerca la coerenza muscolare e mentale sulle cose semplici, vince nel lungo periodo.
Mantieni sempre la stessa posizione delle gambe, sbilanciati in avanti, impugna la racchetta sempre allo stesso modo. Se ogni volta modifichi qualcosa, anche di poco, perdi riferimenti. Un movimento preciso e ripetibile nasce da una biomeccanica solida. Prenditi il tempo di fare almeno qualche minuto di shadow tennis (le ombre, senza colpire la palla) davanti a uno specchio o una vetrata: ti accorgerai subito di quanti errori di postura accumuli senza accorgertene. Molti giocatori professionisti passano più tempo a curare questi dettagli che a tirare forte. E tu?
La respirazione è un’altra chiave sottovalutata. Se ti ritrovi senza fiato dopo tre scambi, perdi lucidità e la concentrazione cala. Allenati a scandire il tuo respiro: inspira preparandoti al colpo, espira quando colpisci. Pare una banalità, ma aiuta a ridurre la tensione nei momenti di pressione. Nadal lo fa a ogni palla break, guarda quante ne salva…
La consistenza non è solo tecnica: in campo la testa conta almeno tanto quanto le gambe. Uno studio della LTA britannica ha scoperto che i giocatori che impiegano una routine mentale tra un punto e l’altro hanno performance più stabili e meno “buchi neri” emotivi. Ti sembra noioso? Prova: dopo ogni punto, voltati, guardati il grip o sistemati le corde per tre secondi. Usa sempre lo stesso piccolo gesto: aiuta il cervello a resettare e pensare solo al punto successivo.
Conosci la sensazione di calo improvviso? Capita a tutti. Il trucco è anticipare quei momenti. Allenatori come Ivan Ljubicic suggeriscono ai ragazzi di “parlarsi” dentro la testa: poche parole ma concrete, tipo “gira bene i piedi”, “non cercare la riga”. Un pensiero chiaro per volta, niente monologhi deprimenti tipo “sto giocando male, oggi va tutto storto”. Robin Soderling, ex top 10 ATP, ha raccontato che ogni volta che sentiva la testa afflosciarsi, si dava un comando positivo a voce bassa. Non ti sentirai stupido, ti sentirai più centrato.
La visualizzazione degli scambi funziona, anche se sembra una cosa che fanno solo i pro. Appena una palla esce di poco o senti la mano che trema, chiudi un attimo gli occhi tra un punto e l’altro e immagina il movimento fatto bene. Aiuta il cervello a ricalibrare il gesto e a non “cristallizzare” l’errore. È la stessa tecnica che usano i tuffatori o i saltatori in alto, e nel tennis può cambiarti la giornata.
I soliti palleggi “nel mezzo” diventano noiosi e spesso inutili se vuoi davvero alzare il livello di solidità. Punta su esercizi dove l’errore venga penalizzato subito, come la competitiva “King of the Court”: resti a fondo finché non fai due errori di fila. Oppure “Consistenza 20”: 20 colpi alternati senza sbagliare, a ritmo crescente. Gli allenatori dell’Accademia Piatti a Bordighera fanno questo tipo di esercizi ogni giorno coi giovani che poi andranno a Wimbledon. Non perché siano masochisti, ma perché impari a non aver paura di ripetere il gesto giusto sotto pressione.
Variante interessante: inserisci la pressione finta. Fatti contare da un amico “a voce alta” ogni colpo riuscito di fila. Può sembrare una sciocchezza, ma con solo un po’ di pressione psicologica le gambe iniziano a tremare quasi sempre. Impari così a gestire il batticuore da partita vera. Altra idea: filma te stesso durante i palleggi. Chiunque ha uno smartphone: basterà vedere una volta in slow motion per capire dove perdi equilibrio nei colpi più banali.
Non trascurare nemmeno il servizio: spesso lo consideri quasi una formalità, ma una prima sicura e una seconda costante ti danno tranquillità. La statistica pubblicata dalla USTA sui tornei under 14 dice che oltre il 60% dei game si perde per doppi falli o prime senza direzione: insisti su routine fisse anche al servizio, non andare di fretta quando sei stanco, ripeti sempre la stessa preparazione, anche sotto pressione.
Per capire esattamente dove perdi punti, annota per almeno tre partite consecutive dove sbagli di più: dritto, rovescio, rete, servizio. Tabella dopo tabella, qualcosa emergerà. Solo così scopri se sei davvero solido dove credi, o se ti consola solo l’impressione. Qui sotto, una tabella con dati tipici rilevati nei club italiani su un campione di 120 giocatori:
Tipo Colpo | Percentuale Errori | Descrizione Errore Più Comune |
---|---|---|
Dritto | 40% | Piede sinistro troppo avanti, colpo in ritardo |
Rovescio | 28% | Rotazione busto insufficiente, presa troppo debole |
Voleé | 18% | Sbilanciamento in avanti, chiusura anticipata |
Servizio | 14% | Punto di impatto basso, lancio non costante |
Prova a stilare la tua tabella dopo alcune partite, anche solo a memoria. Spesso la percezione non corrisponde ai numeri, ma le cifre non mentono mai.
Altro trucco: gioca almeno 10-15 minuti ogni allenamento solo su regolarità, senza cercare il vincente. A molti sembra una perdita di tempo. Ma i grandi coach della scuola spagnola (quelli che sfornano Rafa Nadal e Carlos Alcaraz, tanto per citare due nomi) la pensano proprio all’opposto: chi riesce a restare solido anche sotto stress, poi può permettersi le giocate spettacolari quando serve. Non il contrario.
Infine, trova uno o due colpi su cui fare affidamento anche quando senti la tensione a mille. Non c’è bisogno di avere dieci armi segrete: basta uno schema sicuro. Il tennis dei grandi campioni è prevedibile nei momenti chiave, non fantasioso. Federer stesso diceva: «Quando tremo vado sul dritto incrociato, so che non mi tradisce». Copia la semplicità dei campioni, almeno fino a quando la consistenza non diventa la tua forza principale.
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