Tennis senza raccattapalle: Come cambierebbe il gioco professionale

Tennis senza raccattapalle: Come cambierebbe il gioco professionale lug, 16 2025 -0 Commenti

Un tempo, a Wimbledon, i raccattapalle erano piccoli ragazzi del quartiere che correvano impacciati tra giocatori e arbitri. Oggi, anche mia figlia Caterina lo nota guardando una finale in tv, quanto siano rapidi e precisi nel restituire la palla. Ma cosa succederebbe se - d'un tratto - sparissero dalla scena? Immagina: Roger Federer che si deve chinare ogni due minuti, Alcaraz che si cerca la pallina nei paraggi mentre l’ansia cresce. Il tennis perderebbe quella scorrevolezza quasi ipnotica che lo distingue dagli altri sport. Niente più lancio impeccabile sul servizio, niente mani tese in aria per il cambio delle asciugamani (che, sì, molti trovano pure poco igieniche). Più pause, più interruzioni, forse più nervosismo tra le stelle in campo. Questa domanda – come sarebbe il tennis senza raccattapalle? – non è poi così astratta, se pensiamo al caos durante la pandemia, quando ai tornei minori alle volte se la dovevano cavare da soli.

Raccattapalle: Cuore invisibile del tennis moderno

Chiunque abbia guardato una partita di alto livello, lo sa: i raccattapalle sono come oneste formichine, si muovono silenziosi ma sempre nel posto giusto, nel momento perfetto. Per molti, questa è la normalità, ma pochi sanno che dietro c’è un sistema selettivo durissimo. A Wimbledon, per esempio, oltre 7000 ragazzi britannici fanno la domanda, meno di 250 vengono scelti. A Madrid, il record di raccolta della pallina più veloce è di 2 decimi di secondo - vedi, sono dati che fanno capire quanta dedizione e allenamento ci sia dietro. Senza questi giovani atleti, spalancheremmo la porta a una serie di piccoli problemi che, sommati, cambierebbero il volto delle sfide: pensiamo a Roma 2020, torneo anomalo, dove la gestione delle asciugamani era affidata ai giocatori dopo le proteste delle associazioni.

Il loro ruolo non è solo pratico: sono una garanzia di igiene (meno contatto tra giocatore e pubblico), silenzio (essenziale nei momenti di tensione) e velocità. Se mancassero dei raccattapalle, le partite potrebbero durare anche mezz’ora in più. Già nel 2018, una ricerca dell’ITF (International Tennis Federation) aveva calcolato che la presenza di raccattapalle riduceva le pause tra un punto e l’altro di oltre il 35%. La gestione delle palline, che cambia ogni nove game nei tornei dello Slam, diventerebbe una piccola odissea logistica. Una semplice partita di terzo turno potrebbe d’un colpo diventare uno show fiume, con giocatori sfruttati anche dalla fatica mentale per recuperare le palline.

Chi pensa che le nuove tecnologie possano sostituire queste figure (oh, quelle polemiche sui raccattapalle-robot in università giapponesi nel 2023), probabilmente sottovaluta il calore umano e il rispetto per la storia dello sport. L’esperienza dal vivo sarebbe meno empatica: quanti bambini si appassionano proprio guardando i raccattapalle, sognando magari di esserlo a Wimbledon o al Roland Garros? Molti campioni, come Daniil Medvedev o Rafael Nadal, hanno iniziato proprio da piccoli aiutanti sui campi dei loro villaggi.

Come cambierebbe la partita, punto dopo punto

Come cambierebbe la partita, punto dopo punto

Senza raccattapalle, tutto il ritmo del tennis cambierebbe. Pensa a quello che succede quando una pallina rimane impigliata nell’angolo del campo – oggi basta uno scatto e torna subito in gioco, ma senza nessuno ad aiutare, chi si prenderebbe la briga di recuperarla in un match di quarti a New York sotto il sole dalle tre del pomeriggio? Le regole dovrebbero essere riscritte. Al posto del timing simbolico dei 25 secondi per il servizio, i giudici potrebbero concedere delle pause extra, ma chi garantirebbe che i giocatori non sfruttino il caos per interrompere quando vogliono? Il tennis diverrebbe meno scorrevole, più simile a una partita tra amici al circolo.

C’è poi la questione delle tende nei tornei indoor, delle superfici particolari come l’erba o la terra rossa che spesso "nascondono" le palline. Senza raccattapalle, non sarebbe raro vedere giudici, supervisor e persino allenatori costretti a lasciare la sedia per aiutare, creando una situazione tragicomica degna di una commedia. Non è solo una questione di ritmo: la concentrazione degli atleti verrebbe messa costantemente alla prova. Nel tennis moderno, anche pochi secondi possono fare la differenza tra l’errore e il punto vincente. Più pause porterebbero a partite ancora più mentali e nervose.

Per fare un po’ di chiarezza, guarda lo schema seguente, che riassume l’impatto dei raccattapalle su una partita di livello ATP:

Con raccattapalle Senza raccattapalle
Media durata partita: 2h 15m Media durata stimata: 2h 50m
Interruzioni minime (< 5s tra i punti) Interruzioni frequenti (> 15s)
Gestione palline e asciugamani rapida Logistica tutto sulle spalle dei giocatori
Ritmo uniforme e costante Ritmo spezzettato e nervoso

Un dettaglio curioso: nei tornei ITF più piccoli, tra il 2021 e il 2022, qualche sperimentazione obbligata c’è stata. Senza volontari, i giocatori gestivano tutto da soli. Il risultato? Dai resoconti, partite infinite, lamentele sui social, perfino qualche racchetta in meno intatta: lo stress causato dalle continue "corse" alla pallina si faceva sentire anche sugli scatti d’ira.

Suggerimenti, curiosità e il senso di squadra nel tennis

Suggerimenti, curiosità e il senso di squadra nel tennis

Se dovessimo abituarci a un tennis senza raccattapalle, anche per chi gioca a livello dilettantistico arriverebbero nuove abitudini. Per esempio, allenarsi a recuperare rapidamente le palline svilupperebbe riflessi e resistenza in modo diverso – potresti allenarti così nei tornei locali con i tuoi amici, magari cronometrando chi spende meno tempo a "raccogliere" dopo ogni scambio. Diventerebbe uno spettacolo nello spettacolo, tra imprecazioni e risate.

Una buona dritta per chi partecipa a competizioni amatoriali: organizzatevi prima. Preparate una scatola a bordo campo per le palline "morte", scegliete chi deve occuparsi a rotazione di raccogliere, oppure fate come in certe manifestazioni francesi: create una squadra dei più piccoli che si alternano, trasformando il gesto in un rito divertente. Persino i grandi tornei potrebbero adottare sistemi simili, almeno fino all’arrivo (forse) di robot davvero intelligenti e simpatici, che sappiano togliersi di torno senza ostacolare lo «spettacolo».

Il bello dei raccattapalle, però, è lo spirito: senso di squadra, rispetto degli altri, disciplina. Il loro silenzioso contributo ha formato generazioni di giovani, molti dei quali sono finiti a lavorare proprio nell’organizzazione dei grandi eventi sportivi. C’è una casistica infinita di raccattapalle che hanno avuto un ruolo chiave in situazioni limite – basti pensare alle docce improvvise di pioggia al Roland Garros, quando devono coprire il campo in dieci secondi precisi. Senza di loro, il tennis perderebbe anche una componente educativa, sociale, quella possibilità per i più giovani di sentirsi al centro senza tuttavia essere protagonisti assoluti.

  • Tennis: rapido, costante, emotivo anche grazie a chi lavora dietro le quinte.
  • Molti professionisti devono la loro precisione anche a esperienze da raccattapalle (tra questi Alexander Zverev e Petra Kvitova).
  • Certe regole, come la gestione delle palline sporche, sono nate proprio per tutelare raccattapalle giovanissimi dalle infezioni.
  • In alcune finali slam, le inquadrature sui raccattapalle emozionati sono diventate virali sui social, a dimostrazione che il pubblico si affeziona anche a loro.
  • Ai tornei giovanili, è costume regalare palline e cappellini a chi ha passato la settimana al sole dietro ai campioni.

Senza raccattapalle il tennis diventerebbe un po’ meno magico, meno elegante, più simile a una battaglia quotidiana. E onestamente, chissà se la bellezza di questo sport sopravviverebbe senza quei piccoli atleti che, un giorno, potrebbero trovarsi proprio dall’altra parte della rete, a colpire quel servizio imparato osservando i grandi da pochi metri di distanza.

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