Trump lancia la sua 'offerta finale' per l'Ucraina: riconoscimento della Crimea e concessioni a Mosca nel piano di pace

Trump lancia la sua 'offerta finale' per l'Ucraina: riconoscimento della Crimea e concessioni a Mosca nel piano di pace apr, 25 2025 -0 Commenti

Trump cambia le carte in tavola: la proposta di pace e le concessioni all’agenda russa

Il presidente statunitense Donald Trump ha sconvolto il quadro diplomatico attorno alla guerra in Ucraina con una proposta definita dai suoi stessi collaboratori come “offerta finale”. Un documento di una sola pagina, consegnato a esponenti ucraini durante una riunione a Parigi, getta le basi per un cessate il fuoco che però implicherebbe un prezzo altissimo per Kyiv: Ucraina dovrebbe rinunciare ufficialmente alla Crimea, accettando il suo passaggio alla Russia, e riconoscere di fatto l’occupazione russa delle regioni di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia. Si parla di circa il 20% del territorio ucraino lasciato sotto il controllo di Mosca.

I punti chiave della proposta sono chiari e dirompenti. Trump spinge per una pace che porti:

  • Il riconoscimento degli Stati Uniti dell’annessione russa della Crimea, qualcosa che l’Ucraina ha sempre rifiutato in modo netto
  • Il congelamento delle attuali linee di fronte, trasformandole in una frontiera definitiva, come chiede da mesi Vladimir Putin
  • Il graduale alleggerimento e poi eliminazione delle sanzioni economiche nei confronti della Russia
  • Trasferimento delle garanzie di sicurezza per Kyiv dagli USA agli alleati europei

Dietro questo documento, trapela un chiaro vantaggio negoziale per Mosca: grandi conquiste territoriali, riconosciute o tollerate, e l’uscita dal tunnel delle sanzioni senza concessioni vere sulla sicurezza europea. Nei corridoi diplomatici ucraini la reazione è di disappunto. Un membro della delegazione ucraina avrebbe commentato che il piano “garantisce vantaggi concreti alla Russia, lasciando all’Ucraina solo promesse vaghe e prive di tempistiche”.

Le reazioni e le pressioni: una pace che divide anche l’Occidente

Il presidente russo Vladimir Putin si mostrerebbe aperto a prendere in considerazione il congelamento delle ostilità, ma resta contrario all’ipotesi di una forza di peacekeeping europea in Ucraina, una delle poche richieste occidentali sulla sicurezza.

La posizione di Trump sta anche creando tensioni a Washington: durante un meeting nello Studio Ovale, il presidente ha criticato duramente i bombardamenti russi su Kyiv, ma si è rifiutato di impegnarsi su nuove sanzioni, rimandando ogni decisione a una fantomatica “settimana di negoziati”. Si tratta, secondo i suoi consiglieri, della sua scadenza personale per concludere la partita: Trump intende mettere pressione a entrambe le parti perché accettino quanto da lui definito “il prezzo della pace”.

L’umore a Kyiv è tutt’altro che conciliante. Il presidente Volodymyr Zelensky ha sempre respinto l’idea di cedere terre conquistate militarmente da Mosca, mentre gli alleati occidentali più vicini a Kyiv si interrogano sulle conseguenze pratiche e morali di una proposta che sembra abbandonare il principio di integrità territoriale ucraina.

Nel frattempo, fonti della diplomazia americana avvertono: se Kyiv dovesse respingere in blocco l’offerta, Washington potrebbe smettere di sostenere la mediazione, isolando ulteriormente l’Ucraina sul fronte internazionale. In questo clima di pressioni e scadenze dettate più dalla Casa Bianca che da una reale intesa tra le parti, il futuro dell’equilibrio europeo si gioca su un tavolo dove le regole sembrano riscritte da Washington e accettate, almeno in parte, da Mosca.

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