Una racchetta Wilson, nuova di zecca, sa di promessa. L’odore della plastica appena tolta dalla custodia, il logo rosso a rilievo, la leggerezza strana che ti fa venire voglia di scendere subito in campo—succede sempre così. Nel tennis, sentire la racchetta giusta tra le mani può davvero cambiare il modo in cui giochi. Lo vedo ogni estate, sui campi del mio circolo qui a Bergamo: dall’appassionato della domenica all’agonista sfegatato, ogni giocatore sogna «quella» Wilson magica, quella che sembra fatta apposta per lui. Eppure, ci sono decine di modelli (Blade, Pro Staff, Ultra, Clash...) e pure mio figlio Lorenzo ogni anno cambia idea su quale sia davvero la migliore. Sembra semplice, ma scegliere la racchetta giusta è più complicato di quanto si creda. Mentre Marzia gioca con le mini racchette che le ho passato io, i grandi parlano solo di peso, bilanciamento, controllo, potenza. Ma dietro il fascino delle Wilson c’è molto di più.
Se pensi ai campioni che hanno fatto la storia del tennis, viene subito in mente il nome Wilson. Roger Federer, Serena Williams, Stefanos Tsitsipas: tutti hanno brandizzato la loro racchetta. Ma quali sono le differenze tra i modelli di punta? Qui si entra spesso in un labirinto di simboli e sigle, però ha senso semplificare e partire dalla sostanza.
La Wilson Pro Staff è la racchetta dei puristi. Telaio sottile, rigidità controllata, è perfetta per chi ha il tocco sopraffino e ama sentire la palla. La usava Pete Sampras (forse il miglior servizio-volée di sempre) e, aggiornato, se la porta dietro Federer. La verità è che Pro Staff non perdona: ottimo controllo, ma richiede tanto al braccio. Giocatore esperto, questa fa per te. Curiosità: il modello 2023 ha una superficie di 97 pollici quadri e pesa 315 grammi nuda: poco spazio per le incertezze, tanto spazio per la precisione.
La gamma Blade invece è l’attrezzo preferito dai «picchiatori» moderni e da chi gioca da fondo. Qui contano reattività, spinta, rapidità di movimento e risposta immediata. Molti Pro tour ne fanno uso: Tsitsipas, Sabalenka, Halep. La Blade v8 (2023) raggiunge i 305 grammi circa e il peso è distribuito leggermente in testa, giusto per aiutare chi ama la spinta potente senza perdere il controllo. Dal punto di vista tecnico, la Blade è famosa per la tecnologia FeelFlex (dà flessibilità nei punti strategici del telaio) e per una sensazione diretta, adatta anche a chi gioca d’anticipo e vuole palle piatte.
Nel 2019 Wilson ha fatto scalpore con una racchetta rivoluzionaria: la Clash. Qui hanno vinto tutti: rigidità bassa, presa facile per chi non è un pro, dolce speciale nei colpi fuori centro. La struttura è pensata per chi spesso si spaventa davanti al tennis tecnico e rigido delle vecchie racchette. Il modello Clash v2.0 pesa tra i 295 e i 310 grammi e ha una tolleranza fuori dal comune. Se la cavano bene anche i «panettieri della domenica» – ossia chi va in campo più per sfogarsi che per fare lezione di tecnica!
E non dimentichiamoci della Ultra: pensata per chi cerca massima potenza senza fatica. Questa linea, con un head size generoso da 100 pollici, supporta gli attaccanti da fondo che puntano tutto su servizio e dritto, anche a discapito della sensibilità nel gioco a rete.
Spesso il dettaglio che ti cambia la partita è nascosto dove meno pensi. Wilson ci ha costruito sopra la sua fama: dai primi telai in legno lavorati a mano, alla grafite e ai filamenti in carbonio usati oggi. La ricerca della casa americana è ossessiva: il «chime» che senti battendo sulla corda dipende da minuscole variazioni delle fibre e dei pesi.
Cose che solo un nerd può raccontare: la Pro Staff attuale integra uno strato di kevlar oltre alla grafite, usato per limitare le vibrazioni nelle fasi di impatto duro (rovescio a una mano, chiusure aggressive). Blade invece sfrutta le fibre di basalt, materiale vulcanico usato per tenere la struttura più elastica. Infatti, chi passa da un vecchio telaio a una Blade lo nota subito: il braccio regge meglio dopo tanto gioco.
La Clash, come dicevo, ha qualcosa di unico e viene promossa come «racchetta per tutti». Il segreto? Una combinazione di FreeFlex e StableSmart, sigle strane per dire «massima flessione dove serve e stabilità nei punti che contano». Così, se colpisci sporco, la palla non schizza via ma resta più sotto controllo. Per i principianti—come Marzia che ama correre tra le linee laterali—questo fa la differenza. Un altro dettaglio poco visibile, ma importante per chi gioca spesso: gli steli delle Wilson sono lavorati per tenere il bilanciamento quanto più vicino possibile alla mano. Insomma, meno fatica muscolare e meno rischio di tennis elbow.
Anche la verniciatura conta: il trattamento Nanosorb, brevettato da Wilson, riduce le microfratture da urto. Se siete dei tipi poco precisi come Lorenzo, che (giuro) ha lanciato la Blade tre volte in un solo torneo, questo fa risparmiare qualche decina di euro in riparazioni. A proposito di costi: la qualità si paga, ma installare corde premium (Wilson NXT o Luxilon Alu Power, per citarne alcune) su questi telai cambia davvero la giocabilità.
La confusione, per chi compra la prima Wilson, è normale. Dalla grammatura al piatto corde, sembra di dover fare una scelta da pilota di Formula 1. Sapere come sta evolvendo il tennis conta: la tendenza degli ultimi anni è verso racchette più pesanti della media, per stare dietro ai ritmi forsennati del gioco moderno. Ma qui l’importante è capire le differenze pratiche prima di lasciarsi incantare dal marketing.
Un trucco spesso usato nei circoli per provare la racchetta è «spezzare» il movimento del dritto e vedere come reagisce il telaio nell’impatto basso rispetto a quello alto. Stessa cosa per il rovescio: con una Pro Staff serve tocco «pulito», la Blade perdona un po’ di più. Con le Clash, sembra davvero di giocare senza peso, tanto è maneggevole. Prova a scambiarle per qualche ora prima di comprare, e porta sempre i tuoi colpi standard: dritto piatto, rovescio coperto, volée. Se senti fatica dopo pochi minuti o le vibrazioni arrivano dritte al gomito, cambia modello!
Un dato interessante arriva dagli ultimi dati Wilson Italia (2024): circa il 38% dei giocatori amatori gioca oggi con una Blade, il 27% con una Clash e solo il 15% con la Pro Staff. Le Pro Staff restano diffuse tra i maestri e gli over 35, mentre la Ultra cresce tra chi inizia a giocare oltre i 40 anni o tra i ragazzi che chiedono «più aiuto» dal telaio.
Modello | Peso (g) | Superficie (pollici^2) | Target | Materiali speciali |
---|---|---|---|---|
Blade v8 | 305 | 98 | Intermedi/Avanzati | Graphite, Basalt |
Pro Staff v14 | 315 | 97 | Avanzati/Pro | Graphite, Kevlar |
Clash v2.0 | 295-310 | 100 | Principianti/Allround | Graphite, Carbon remix |
Ultra 100 v4 | 300 | 100 | Tutti | Graphite |
Arriviamo alla domanda che ogni volta mi fanno in chat, in negozio o sotto le tribune: «Ma quindi, qual è davvero la migliore racchetta Wilson?» La risposta giusta non è quella che ti aspetti. Non c’è un solo modello: dipende tutto da come giochi—o da come vorresti giocare. Ecco le dritte vere, senza giri di parole:
Per chi non ha ancora scelto, ribadisco: serve provare. Non farti catturare solo dalla racchetta “del campione” (Federer, Serena, sabato scorso anche Sinner è passato alla Blade!) ma pensa bene al tuo stile di tennis. Se hai un maestro, fallo parlare con chi ti vende la racchetta: molti club ti prestano i nuovi modelli per uno o due allenamenti. E le differenze le senti davvero, sia nella fatica a fine partita sia nelle vibrazioni dopo un colpo steccato.
La Wilson resta il brand dei sogni perché ascolta molto i giocatori. Quelli veri, di circolo, che magari la domenica portano anche i figli in campo. E, per esperienza personale—la racchetta giusta Wilson a volte è il regalo migliore che puoi fare a un figlio o ad un’amica che vuole davvero divertirsi. Ti cambia la giornata. E ti fa tornare a casa, dopo ore di gioco, con il braccio ancora pieno di voglia di ricominciare il giorno dopo. Alla fine, questa è la vera magia del tennis. Wilson ci ha visto lungo.
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