Bastoncini di pesce sotto accusa: trovate sostanze cancerogene e conservanti nei prodotti per bambini

Bastoncini di pesce sotto accusa: trovate sostanze cancerogene e conservanti nei prodotti per bambini apr, 18 2025 -0 Commenti

I bastoncini di pesce non sono così innocui: cosa sappiamo davvero sul contenuto?

Sono tra i piatti salva-cena che finiscono spesso nel carrello della spesa, soprattutto quando a casa ci sono bambini poco entusiasti del pesce ‘vero’. I bastoncini di pesce vengono consigliati da alcuni nutrizionisti come escamotage per abituare i piccoli al sapore del pesce. Il problema? Solo metà di quel bastoncino dorato contiene davvero pesce: il resto è una miscela di additivi, aromi, conservanti e panatura pensata per renderli più buoni e farli durare mesi nei frigoriferi dei supermercati.

A mettere in discussione la loro sicurezza ci pensano alcune indagini recenti. Il nutrizionista Paolo Pigozzi punta il dito sui processi industriali: i bastoncini vengono pre-fritti con oli vegetali a temperature elevate. In queste condizioni si formano sostanze come il glycidolo, considerato potenzialmente cancerogeno. Il sospetto non viene solo dalle teorie: la rivista svizzera Bon à Savoir ha analizzato 15 marche diverse trovando tracce di glycidolo praticamente ovunque. È una sostanza che si sviluppa proprio quando gli oli subiscono lavorazioni estreme: le dosi trovate non fanno scattare un allarme immediato, ma il rischio vero è nella somma che si accumula nel tempo, pasto dopo pasto.

La preoccupazione si è allargata anche fuori dalla Svizzera. Nel 2023, i tedeschi di Oekotest hanno sottoposto 19 principali marche europee a nuovi test, svelando la presenza di 3-MCPD, un altro contaminante che salta fuori durante le fritture industriali. Su 19 prodotti, ben 11 contenevano quantità rilevanti di questi esteri, collegati a effetti tossici nel lungo periodo e monitorati anche dagli organi europei per la sicurezza alimentare.

Rischi per la salute e consigli degli esperti

Rischi per la salute e consigli degli esperti

Ma dobbiamo davvero preoccuparci? Le quantità rilevate nei test non sono così alte da far scattare vere emergenze. Il punto critico si trova nell’abitudine: consumare frequentemente questi prodotti, specie nei bambini che diventano così molto esposti a contaminanti come glycidolo e 3-MCPD, significa esporsi a piccole dosi, ma costanti, giorno dopo giorno. Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), esistono dei limiti giornalieri da non superare per queste sostanze, ma un’alimentazione monotona o ricca di prodotti ultra-processati può farli valicare più spesso di quanto si pensi.

Gli esperti suggeriscono una soluzione semplice: ridurre la frequenza. I bastoncini di pesce, per chi non vuole proprio rinunciarci, dovrebbero finire in tavola al massimo due o tre volte al mese, inseriti in una dieta varia dove prevalga il pesce fresco o surgelato non lavorato. Chi cerca alternative che non facciano mancare nutrienti come gli omega-3 può orientarsi anche verso fonti vegetali: noci, semi di lino, legumi e alcuni oli vegetali apportano acidi grassi benefici senza costringere a ingerire coloranti o conservanti.

  • Attenzione alle etichette: la prossima volta che scegli questi prodotti, guarda se evidenziano la tipologia di oli usati e la presenza di additivi.
  • Dai spazio alle alternative: inserire nuovi sapori può sorprendere anche i bambini, specialmente se coinvolti nella preparazione.
  • Meno è meglio: il consumo sporadico non rappresenta un problema; il rischio nasce dall’abitudine quotidiana.

Insomma, anche dietro quello che da piccoli sembrava uno snack innocente si nascondono scelte industriali con effetti sulla salute molto concreti. Capire cosa contengono davvero i bastoncini di pesce è il primo passo per portare a tavola piatti che non facciano solo felici, ma anche stare bene.

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