Serena Williams ha battuto record, vinto Slam e dominato il tennis femminile quasi senza rivali. Ma che succederebbe se la mettessimo a confronto con i migliori uomini del circuito ATP? È una domanda che torna spesso nelle discussioni tra appassionati: Serena sarebbe tra il top 1% dei tennisti, se considerassimo un unico ranking tra uomini e donne?
Per chi si intende di tennis, la questione è seria. Serve sapere cosa rappresenta davvero il “top 1%” nel tennis mondiale: tra centinaia di migliaia di giocatori professionisti o semiprofessionisti maschi, significa essere tra i primi mille, se non meno. Ma Serena ha già provato a sfidare uomini? E quali fattori incidono davvero sulle prestazioni al massimo livello?
La prima cosa da capire è che il tennis maschile e quello femminile sono molto diversi, sia nei regolamenti che nelle caratteristiche fisiche dei giocatori. Nei tornei del Grande Slam, ad esempio, gli uomini giocano al meglio dei cinque set, mentre le donne si fermano a tre. Questa differenza sembra banale, ma cambia l'approccio fisico e mentale degli atleti.
Un altro punto fondamentale sono i dati sulla velocità dei colpi. Nel circuito ATP i servizi superano spesso i 210 km/h e anche nelle seconde palle non è raro vedere velocità sopra i 170 km/h. Le donne, invece, arrivano in media sui 170-180 km/h con le prime palle. C'è poi la questione degli scambi: le partite femminili vedono generalmente più scambi da fondo, mentre tra gli uomini si cerca di abbreviare il punto col servizio e colpi decisivi.
Parlando di ranking, il circuito ATP (uomini) e WTA (donne) sono due mondi separati. Non esiste una classifica mista ufficiale e i punti si guadagnano solo sfidando atleti dello stesso sesso. Questo fa sì che il confronto uomo donna generi sempre dibattiti vivaci ma anche molta confusione. In pratica, un ATP 500 maschile, per esempio, ha una densità di giocatori top molto più alta rispetto a un torneo WTA della stessa categoria.
Infine, bisogna anche dire che le differenze non sono solo una questione di forza fisica. Nel tennis d'élite, anche la resistenza mentale, le strategie e la capacità di gestire i punti chiave fanno una grande differenza, su entrambi i circuiti. Ma il dato più concreto resta quello delle prestazioni fisiche: nei test condotti dalla stessa WTA, la media degli uomini fuori dai primi 100 ATP supera di gran lunga in potenza e velocità anche le migliori della top 10 WTA.
Prima di tutto, guardiamo i numeri di Serena Williams. Lei ha chiuso la carriera con 23 titoli del Grande Slam in singolare, il record nell’era Open. Ha passato mesi al numero uno WTA, ha vinto più di 850 partite, e ha guadagnato oltre 94 milioni di dollari solo in premi. Sono cifre pazzesche, ma come si confrontano con il circuito maschile?
I ranking ATP e WTA sono separati per un motivo: il livello di gioco, soprattutto in potenza e velocità, è molto diverso. Un dato interessante: negli anni, la velocità media della prima di servizio di Serena era tra i 170 e i 190 km/h, mentre tra i primi cento uomini ATP superare i 200 km/h è all’ordine del giorno.
Diamo un’occhiata ad alcune cifre medie così hai subito il quadro:
Parametro | Serena Williams (WTA) | ATP top 100 (media) |
---|---|---|
Primi di servizio (km/h) | 179 | 200-210 |
Diritto (velocità media, km/h) | 121 | 135-150 |
Percentuale di vittorie in carriera | 85% | varia, ma Nadal/Djokovic/Federer sono circa 82-85% |
Altezza media | 175 cm | 185-190 cm |
Se invece guardiamo ai ranking ATP veri e propri, per essere nel top 1% degli uomini oggi serve almeno essere tra i primi 100-150 mondiali. In pratica, sei spesso in grado di battere persone che sono professionisti affermati e giocano nei più grandi stadi. Gli esperti di tennis sono concordi: il livello atletico dei primi 100 maschi è spaventosamente alto anche per le grandi campionesse del circuito femminile.
Nella sua carriera, Serena ha giocato qualche esibizione o allenamento con uomini che non erano nemmeno tra i primi 200 ATP… e spesso ha perso. Nel famoso match del 1998 contro Karsten Braasch (all’epoca 203 ATP), ha perso 6-1. Non è una sconfitta imbarazzante: dimostra semplicemente quanto siano diverse la forza fisica e la velocità di gioco. Braasch non era nessuno tra gli uomini, ma tra le donne era un titano.
In sintesi: Serena Williams è fuori categoria tra le donne, ma anche solo entrare tra i primi mille uomini a livello ATP richiede caratteristiche fisiche e tecniche che risentono di fattori come potenza e resistenza. Con i suoi risultati, domina tra le donne e sarebbe comunque imbattibile per chiunque giochi a livello amatoriale maschile. Ma per il top 1% maschile, il divario resta enorme — e questa è la realtà dei numeri.
C’è stato un tempo in cui mettere a confronto uomini e donne nel tennis era quasi una moda, anche solo per dimostrare differenze pratiche. Uno dei casi più famosi resta quello tra Billie Jean King e Bobby Riggs nel 1973, quella che è passata alla storia come la “Battaglia dei Sessi”. King, leggenda del tennis femminile, ha vinto nettamente, ma va detto che Riggs aveva 55 anni e non era più all’apice. Un esperimento che oggi fa più notizia che testo tecnico.
Veniamo a Serena Williams e alla vera domanda: come se la cava contro gli uomini pro? Nel 1998, Serena e sua sorella Venus hanno accettato la sfida di Karsten Braasch, all’epoca numero 203 del ranking ATP. Braasch ha battuto entrambe, Serena per 6-1 e Venus per 6-2. L’ha fatto quasi ridendo, dichiarando poi che si era appena bevuto una birra e aveva fumato una sigaretta prima di entrare in campo. Una situazione assurda che però dice molto sulla differenza di velocità e potenza nei colpi.
Ci sono stati altri test curiosi, come partite d’esibizione tra top player femminili e uomini di ranking basso o master over-40. Quasi sempre il risultato è a favore degli uomini, specialmente se hanno ancora un servizio potente e sono in forma decente.
Anno | Giocatori | Risultato | Contesto |
---|---|---|---|
1973 | Billie Jean King vs Bobby Riggs | 6-4, 6-3, 6-3 King | Esibizione TV (Battaglia dei Sessi) |
1998 | Serena/Venus Williams vs Karsten Braasch | 6-1 Braasch vs Serena; 6-2 Braasch vs Venus | Challenge durante Australian Open |
2003 | Yannick Noah vs Justine Henin | 2-1 Noah (set corti) | Esibizione benefica |
Questi esperimenti mostrano in modo chiaro che la potenza fisica, ma anche abitudine a ritmi più elevati sui colpi e negli scambi, creano un gap quasi impossibile da colmare, anche per una fuoriclasse. Non vuol dire che il tennis femminile valga meno: il livello tecnico resta altissimo, ma nei match misti la componente fisica pesa tanto.
Gli scontri uomo-donna sono una curiosità più che un vero sistema di misura, ma aiutano a capire perché esistano due ranking separati. Nessuna regola vieterebbe a una donna di tentare di accedere ai tornei ATP maschili, ma a oggi nessuna ha raccolto questo tipo di sfida a livello professionale.
Quando parliamo di essere nel top 1% del tennis mondiale non stiamo solo pensando ai nomi famosi che vedi in TV. Immagina quanti tennisti provano a vivere di questo sport: parliamo di più di 100.000 uomini classificati dalla federazione ITF o attivi nei vari tornei in tutto il mondo. Essere nel top 1% significa stare tra i primi 1.000 giocatori, almeno secondo ranking ATP e dati ITF. In questa cerchia stretta ci sono persone che spesso non guadagnano nemmeno abbastanza per vivere solo di tennis, figuriamoci le stelle come Federer o Djokovic.
Per rendere chiaro il confronto tra circuiti, guarda questa tabella con qualche dato sulle posizioni e i ranking:
Posizione ranking | Punti ATP minimi | Monte premi annuo stimato |
---|---|---|
Top 10 | oltre 3.000 | oltre €2M |
Top 100 | circa 600-1000 | tra €100K e €1M |
Top 1000 (1%) | 25-30 | tra €5K e €30K |
Ora, dove si posizionerebbe realisticamente una giocatrice come Serena Williams nel ranking ATP? Alcuni ex professionisti come John McEnroe hanno detto pubblicamente che Serena batterebbe facilmente giocatori fuori dai primi 1000 ma troverebbe difficoltà con i primi 500 professionisti uomini. Questo perché la velocità, la potenza e il ritmo negli uomini sono diversi a livello tecnico e fisico.
Va ricordato che il tennis maschile si basa molto su forza e resistenza, e anche tra i giocatori dal 500° posto in poi il livello è altissimo. Ricerca la trasmissione "Tennis Channel" del 2017 ha mostrato che già i giocatori fuori dai primi 200 possono tirare servizi oltre 210 km/h, una velocità che pochissime donne raggiungono.
Insomma, il top 1% nel tennis mondiale maschile non è una questione di fama, ma di pura concorrenza e numeri reali. Se vuoi avere un'idea di cosa significa far parte di questo gruppo, basta pensare che per molti di questi atleti viaggiare e competere è più una lotta alla sopravvivenza che una carriera da superstar.
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